Banche, Tajani: con accordo sugli extraprofitti Fi ritira emendamenti
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Restyling della tassa sugli extraprofitti delle banche che potranno scegliere se versare il ’contributo’ nelle casse dello Stato o dirottarlo sul rafforzamento del proprio capitale. È una delle principali novità introdotte dalla bozza di emendamento presentato dal governo al dl asset, a pochi giorni dall’arrivo della Nadef che traccia la strada verso la manovra 2024.
La tassa sulle banche, quindi, cambia faccia. Tra le modifiche più rilevanti spicca l’alternativa, per gli istituti di credito, al versamento dell’imposta, con la possibilità di “destinare, in sede di approvazione del bilancio relativo all’esercizio antecedente a quello in corso al primo gennaio 2024, a riserva non distribuibile a tal fine individuata, un importo pari a due volte e mezza l’imposta”.
Ma non solo. Nella bozza viene modificato anche il tetto massimo dell’imposta, che passa dallo 0,1% del totale dell’attivo allo “0,26% dell’importo complessivo dell’esposizione al rischio su base individuale”, escludendo così i titoli di Stato.
Si allargano poi le maglie dei beneficiari del gettito dalla tassa: al fondo per la riduzione della pressione fiscale per famiglie e imprese si aggiunge infatti il rifinanziamento del fondo di garanzia presso il Mediocredito Centrale per le piccole e medie imprese.
Alle banche è inoltre «fatto divieto - si legge nell’emendamento - di traslare gli oneri del prelievo sui costi dei servizi» erogati a imprese e famiglie. Sulla nuova clausola vigilerà l’Antitrust.
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