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Forfettari, concordato al via: in arrivo le proposte del Fisco

di Dario Aquaro

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Forfettari, concordato al via: in arrivo le proposte del Fisco

Forfettari, concordato al via: in arrivo le proposte del Fisco

Atteso il software di calcolo per le partite Iva in flat tax. L’applicativo agirà sul modello Redditi 2024 da presentare entro il 31 ottobre

15 luglio 2024
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4' di lettura

L’operazione del concordato preventivo parte ufficialmente anche per i forfettari. Con il rilascio del software da parte di Sogei, atteso il 15 luglio, anche le partite Iva in regime agevolato possono cominciare a calcolare la proposta del Fisco. E mentre il decreto correttivo alla riforma fiscale ritocca procedure e modalità di calcolo, restano sul tavolo le richieste degli ordini professionali di prevedere ulteriori vantaggi per chi aderisce al patto fiscale, in primis sul fronte dei controlli.

La partenza ritardata rispetto ai soggetti Isa (per i quali il programma di elaborazione è disponibile già dal 15 giugno) non è certo l’unica peculiarità. Per i forfettari – «in via sperimentale» – il patto fiscale sarà annuale e non biennale. Ed è chiaro che ditte, autonomi e professionisti saranno indotti ad aspettare fino all’ultimo per decidere se accettare la proposta reddituale sul 2024 (il termine di adesione è il 31 ottobre), così da avere la più ampia “visibilità” sui risultati dell’anno. Senza bisogno di scommettere fin d’ora sul 2025 – a differenza dei colleghi in regime ordinario e sottoposti agli Isa – e con uno storico 2024 di quasi dieci mesi, l’accordo si fa più consuntivo che preventivo. Avrà buon gioco chi sarà certo di avere affari in crescita nel 2024 e potrà quindi pattuire un imponibile inferiore, su cui versare la flat tax al 15% (al 5% per le “nuove attività”).

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Il target della flat tax

Quanti forfettari saranno potenzialmente coinvolti dall’operazione? Non certo tutti gli 1,8 milioni registrati dalle ultime statistiche fiscali delle Finanze. Perché, a parte lo sbarramento del reddito minimo di 2mila euro, ci sono diverse cause di esclusione, come l’esser passati al regime agevolato nel 2024 o aver aperto la partita Iva nel 2023 direttamente in forfait (si veda l’articolo a lato).

Nelle dichiarazioni 2023 il reddito netto imponibile dei forfettari è stato pari a circa 27,5 miliardi di euro, per una media pro capite di 16.381 euro. Mentre l’imposta sostitutiva (del 15% o 5%) ammonta a circa 3,2 miliardi di euro, con un valore medio di 1.947 euro. Sugli oltre 1,8 milioni di soggetti in flat tax, circa 1,5 milioni (83%) l’anno precedente erano già nel regime forfettario, oltre 258mila non erano titolari di partita Iva, 30mila avevano dichiarato un reddito soggetto a tassazione ordinaria, e 17mila erano in regime fiscale di vantaggio (gli ex minimi).

Nuovo applicativo in campo

Prendendo a riferimento i parametri settoriali Isa e i relativi coefficienti di rivalutazione, il nuovo software agirà direttamente sul modello dichiarativo: consentirà, tramite l’applicativo Redditionline, di calcolare la proposta di concordato compilando il quadro LM del modello Redditi 2024. Proposta che si potrà accettare entro il termine di presentazione della dichiarazione (31 ottobre, come detto).

I tempi vengono allungati dal decreto correttivo alla riforma fiscale, che interviene anche sui metodi di calcolo del secondo acconto 2024 in scadenza il 30 novembre, su cui si “scaricherà” il risultato dell’accordo fiscale. Le strade sono due. Se si sceglie il metodo storico e si guarda all’imposta dell’anno scorso, c’è una maggiorazione dell’acconto pari al 12% (4% per le “nuove iniziative”) della differenza tra il reddito concordato e quello dichiarato nel 2023. Se invece si sceglie il metodo previsionale non c’è alcuna maggiorazione, ma la rata di fine novembre viene calcolata come differenza tra l’acconto complessivamente dovuto in base al reddito concordato e quello già versato (a luglio) con le regole ordinarie.

Dati, incentivi e controlli

Le informazioni del Fisco sui forfettari non sono ancora strutturate come quelle sui soggetti Isa. Saranno più precise l’anno prossimo, grazie all’afflusso dei dati sulle fatture elettroniche, divenute obbligatorie per tutti dal 1° gennaio scorso, e grazie agli stessi “patti fiscali” che saranno siglati. È uno dei motivi della sperimentalità annuale del concordato per chi applica la flat tax. Concordato che già in sé – ricorda la commissione Finanze del Senato – espone al «rischio di un mancato raggiungimento dell’equilibrio tra discrezionalità dell’Agenzia» nel proporre l’imponibile e «tutela del contribuente nel vedersi riconosciuti tutti gli elementi (positivi o negativi) che concorrono a un realistico risultato reddituale».

Il sì dei contribuenti all’accordo preventivo sul reddito ha bisogno di altri incentivi, sottolinea la commissione, che nel parere approvato la scorsa settimana sollecita il Governo – condizione vincolante – a «introdurre un regime di incisiva premialità» per chi aderisce al patto fiscale, «anche con il rinvio del versamento dell’acconto all’anno successivo con opportune rateizzazioni». Altra condizione: a partire dal 1° gennaio 2025, estendere da 30 a 60 giorni il termine per versare le somme richieste dall’Agenzia con gli avvisi bonari, «a seguito del controllo automatizzato e formale delle dichiarazioni e della liquidazione dei redditi soggetti a tassazione separata». Mentre una terza condizione riguarda nello specifico i soggetti Isa, per i quali il Parlamento chiede un’aliquota piatta sul reddito incrementale oggetto dell’accordo, calibrata sul voto delle pagelle fiscali dell’anno scorso.

La commissione Finanze del Senato ha invece riportato come “semplici” osservazioni – e quindi non vincolanti per il Governo – altre istanze avanzate da associazioni e ordini professionali. Per i forfettari, ad esempio, l’idea di introdurre «misure volte ad escludere gli accertamenti basati sulle presunzioni semplici» (che però devono essere “gravi, precise e concordanti”). Una richiesta giunta soprattutto dai commercialisti: ma questo scudo, nella versione definitiva del decreto correttivo, non ci sarà.

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