di Riccardo Ferrazza
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Fratelli d’Italia, il movimento uscito vincitore dalle elezioni del 2022, guida la graduatoria 2023 dei fondi ai partiti staccando il Pd: 25,8 milioni contro i 23,1 dei dem. Sul podio un’altra forza di maggioranza, la Lega, che si ferma sotto i 20 milioni (18,6). La classifica è la somma di tre voci: le risorse incassate dai partiti politici con il sistema del due per mille Irpef, le libere contribuzioni e il finanziamento che Camera e Senato assicurano ai gruppi in proporzione alla propria consistenza numerica. Indispensabile nota metodologica sul sistema di finanziamento alla politica sopravvissuto all’abolizione del contributo pubblicato diretto: mentre le prime due entrate alimentano le casse delle forze politiche, i fondi parlamentari sono destinati ai gruppi che possono spenderli, oltre che per pagare gli stipendi del proprio personale, esclusivamente per scopi istituzionali (attività parlamentare, studio, editoria e comunicazione).
Il primato del partito di Giorgia Meloni è frutto dell’incremento di tutte e tre le componenti: nel 2022 Fdi aveva incassato dal due per mille 3,132 milioni, passati a 4,8 milioni; anche le erogazioni a favore di via della Scrofa - come accade per tutte le forze politiche, frutto per gran parte dei versamenti mensili a cui sono tenuti tutti gli eletti - sono cresciute (da 4,313 a 5,090 milioni, +18%). Ma la fetta più consistente è quella parlamentare: il 2023 è il primo anno completo della nuova legislatura (cominciata a ottobre 2022) nella quale Fdi conta sulla squadra parlamentare più ampia (118 deputati e 63 senatori). I bilanci preventivi per il 2023 di Camera e Senato hanno destinato al contributo ai gruppi una somma invariata rispetto a quella della XVIII legislatura (l’ultima prima del taglio del numero dei parlamentari): a Montecitorio 30,87 milioni (cui si aggiunge un residuo di circa mezzo milione) vanno divisi tra 400 deputati e a Palazzo Madama 22,12 milioni distribuiti per 205 senatori. Il calcolo assicura a Fratelli d’Italia quasi 16 milioni di euro, mentre il Pd si ferma poco sotto quota dieci milioni. Il partito guidato da Elly Schlein mantiene però il primato delle destinazioni del due per mille (oltre 8 milioni) e “batte” il partito fondato da Meloni alla voce “erogazioni liberali” che rispetto al 2022 sono cresciute, anche se continuano a essere quasi esclusivamente autofinanziamento (contribuzione dei parlamentari).
Diverso il caso della Lega che raccoglie il maggior volume di contribuzioni, garantite non solo dai propri deputati, senatori e consiglieri: dei 4,471 milioni incassati dalla “Lega per Salvini premier” (ulteriori 500mila euro arrivano dalla “vecchia” Lega Nord), 1,1 milioni sono stati versati al partito del ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture da società , alcune del settore costruzioni. Il versamento più consistente è di Italia Alimentari (Gruppo Cremonini), attiva «nel mondo della salumeria, degli snack e del bacon»: 100mila euro.
Nell’anno della scomparsa del suo fondatore, Forza Italia vede invece diminuire le contribuzioni volontarie, ferme a 2,424 milioni (-18,5%). Poco meno di un terzo arriva dalla famiglia Berlusconi: centomila euro da parte di ciascuno dei suoi cinque figli, del fratello minore Paolo e di Finivest. Hanno contribuito alle casse azzurre Letizia Moratti (35mila euro), il figlio Gabriele (50mila euro) e Paolo Scaroni, presidente di Milan ed Enel (30mila euro). Nella sfida tra i due ex gemelli del centro, Matteo Renzi con Italia viva prevale su Azione di Carlo Calenda in tutte e tre le voci di entrata.
Riccardo Ferrazza
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