Norme e Tributi
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Norme e Tributi

Defibrillatori, investire in una distribuzione capillare per limitare i rischi

di Camilla Colombo e Camilla Curcio

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(AdobeStock)

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L’ultimo decreto pubblicato il 24 luglio ribadisce criteri e modalità di installazione. Per sensibilizzare i cittadini e intervenire in tempi rapidi

25 luglio 2023
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4' di lettura

Negli ultimi 20 anni, la consapevolezza dell’importanza dell’uso e della diffusione dei defibrillatori automatici e semiautomatici esterni è cresciuta in Italia. Sulla mappa del sito di Areu Lombardia, l’azienda regionale di emergenza urgenza, ad esempio, si contano quasi 18.000 Dae (Defibrillatore semiautomatico esterno), rispetto ai circa 5.700 del 2016. Dalla prima legge del 2001 all’ultimo decreto del ministero della Salute, la politica ha incentivato – e in alcuni casi obbligato – la pratica di ricorrere ai Dae per soccorrere velocemente chi è colpito da arresto cardio-circolatorio.

Gli ultimi dati riportati dall’IRC, Italian Resuscitation Council, riferiscono di circa 400.000 arresti cardiaci europei ogni anno, di cui 60.000 in Italia. Si stima che, solo nel 58% dei casi, chi assiste intervenga con le manovra salvavita (massaggio cardiaco, ventilazioni) e nel 28% dei casi con il defibrillatore. La percentuale di sopravvivenza è dell'8%. Con la crescita vertiginosa delle temperature estive in molte località italiane, la presenza del Dae nei luoghi pubblici può aiutare a salvare molte vite, soprattutto persone anziane. Quindi, maggiore è la diffusione dei defibrillatori sul territorio nazionale, maggiore è la probabilità di averne uno a portata di mano in caso di necessità.

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Parametri di installazione più dettagliati

Più che introdurre novità rispetto alla legge 116/2021, il decreto del 16 marzo 2023 (pubblicato in Gazzetta ufficiale il 24 luglio) punta a precisare una serie di prescrizioni. Intervenendo sulla definizione dei criteri per la predisposizione dei dispositivi e i parametri di individuazione di luoghi, strutture e mezzi di trasporto dove sarebbe ragionevole assicurarne la disponibilità. L’obiettivo è chiaro: sensibilizzare la cittadinanza sulla defibrillazione precoce e ridurre i rischi.

In quest’ottica, riflettori puntati sulla necessità di una distribuzione strategica, che consenta di mettere a disposizione del pubblico una rete di defibrillatori pronti all’uso. Dunque, in grado di assicurare manovre tempestive, entro quattro/cinque minuti dall’arresto cardiaco, e propedeutiche all’intervento dei soccorsi. Un nodo su cui il ministero della Salute è intervenuto, inserendo nel decreto indicazioni specifiche per l’installazione dei Dae. L’iter, infatti, deve tenere conto del numero delle persone che frequentano o potrebbero frequentare il luogo interessato, della superficie in metri quadri e delle eventuali difficoltà di accesso (determinati dalla presenza di tornelli o porte antincendio).

Non solo: fondamentale considerare anche i flussi di pubblico e le loro variazioni. In occasione di eventi o di periodi dell’anno particolarmente caotici (il riferimento più immediato è ai concerti estivi), è consigliabile giocare d’anticipo e aumentare il numero di Dae disponibili in zona. Per i centri abitati, ad esempio, la densità ottimale non scende mai sotto i due defibrillatori per chilometro quadrato.

Puntare su Dae di ultima generazione

Funzionamento e gestione dei macchinari, invece, rimangono di competenza di un responsabile individuato ad hoc. Che, oltre a garantire la presenza della segnaletica internazionale obbligatoria e verificare il collegamento con la centrale operativa del 118 più vicina, si occupa dell'aggiornamento di un registro speciale. È lì che, almeno una volta a settimana, devono essere riportati i dati sullo stato attivo del defibrillatore, della batteria e delle piastre. Un’incombenza sicuramente agevolata dall’utilizzo (consigliato) di Dae di ultima generazione con connessione Wi-fi/Sim integrata, controllabili da remoto e con monitoraggio costante delle singole componenti tramite avvisi automatici.

Dove collocarli (anche se non c’è l’obbligo)

In ultimo, il decreto sposta il focus sulle regole di collocazione dei Dae, puntualizzando quelle fornite dalla normativa in vigore. Devono essere equidistanti dal punto di potenziale utilizzo e interessare anche luoghi dove non vale l'obbligo. Presenza di Dae raccomandata, dunque, in aree di aggregazione cittadina e ad alto afflusso turistico, passando per centri commerciali, condomìni e alberghi. Fino a includere zone isolate e impervie (montagne e piccole isole), al netto di una densità decisamente bassa. Per quanto riguarda, invece, opzioni come istituti penitenziari, farmacie, stazioni di servizio, chiese, ambulatori e discoteche, l’installazione è vincolata alla valutazione dei dati epidemiologici e dei flussi.

I precedenti normativi

A livello normativo, negli ultimi 20 anni, si è assistita a un’evoluzione nell’uso dei defibrillatori in ambito extraospedaliero – prima solo personale sanitario non medico, poi personale non sanitario ma con formazione specifica, quindi chiunque si trovi a prestare soccorso – e nella loro diffusione dei defibrillatori esterni – dai soli centri sportivi ai luoghi pubblici e ai mezzi di trasporto. La legge n.120 del 3 aprile 2001 consentiva l’utilizzo «del defibrillatore semiautomatico in sede extraospedaliera anche al personale sanitario non medico, nonché al personale non sanitario che abbia ricevuto una formazione specifica nelle attività di rianimazione cardio-polmonare».

Una prima, importante, svolta è avvenuta nel 2013 con il decreto del ministero della Salute (n.169, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 20 luglio 2013) che ha disposto l’obbligo per le società sportive professionistiche e per quelle dilettantistiche di dotarsi di defibrillatori semiautomatici. Nel 2017 ulteriori disposizioni (n. 149 in Gazzetta Ufficiale del 28 giugno 2017) hanno decretato l’obbligo dei Dae di tecnologia più avanzata in ogni impianto sportivo e la presenza, nel corso delle gare, di una persona formata all’uso del dispositivo salvavita.

Maggiore diffusione con la legge 116/2021

Un altro passo in avanti è stato compiuto nel 2021, con la legge n. 116 del 4 agosto (pubblicata in Gazzetta ufficiale il 13 agosto) – a soli due mesi dal malore in diretta televisiva mondiale del centrocampista Christian Eriksen, durante la partita Danimarca Finlandia agli Europei di calcio 2020. L’obiettivo del legislatore era favorire, con un programma pluriennale, la progressiva diffusione e utilizzazione dei Dae presso i luoghi pubblici, in particolare le sedi delle pubbliche amministrazioni in cui siano impiegati almeno quindici dipendenti e che abbiano servizi aperti al pubblico; gli istituti e scuole di ogni ordine e grado e le università; gli aeroporti, le stazioni ferroviarie e i porti; a bordo dei mezzi di trasporto aerei, ferroviari, marittimi e della navigazione interna che effettuano tratte con percorrenza continuata, senza possibilità di fermate intermedie, della durata di almeno due ore.

In più, i Dae installati in luoghi pubblici devono essere collocati, quando possibile, in teche accessibili al pubblico 24 ore su 24 e accompagnati da apposita segnaletica che indichi la posizione del dispositivo in maniera visibile e univoca. Infine, in assenza di personale sanitario o non sanitario formato, nei casi di sospetto arresto cardiaco, viene consentito l’uso del Dae anche a chi non è in possesso dei requisiti formativi.

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