Convegno la Maternità non è un'impresa, Caledrone: "Il futuro passa dai nuovi bambini che verranno"
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Un codice delle imprese responsabili in favore della maternità. È un’iniziativa promossa dal governo Meloni, su base volontaria, e sottoscritto finora da un centinaio di aziende, tra cui Acea, Amazon, Autostrade per l’Italia, Coca Cola Hbc Italia, Enel, Leonardo, Lottamatica e Tim. Un tassello nel puzzle di strumenti messi in campo dall’esecutivo per affrontare il problema dellla denatalità che, come ha dichiarato al Sole 24 Ore la ministra per le pari opportunità e la famiglia Eugenia Roccella «va aggredito anche sui posti di lavoro dove il fenomeno delle dimissioni dopo la nascita del primo figlio registra numeri ancora molto alti». E ha aggiunto: «Ci sono situazioni aziendali - ha constatato Roccella - in cui c’è il servizio lavanderia, il servizio di asporto della cena per cui tu quando torni a casa puoi avere già la cena pronta. Bisogna essere anche creativi: le buon pratiche ci sono, ma vanno allargate, valorizzate e messe in rete».
Tre i punti caratterizzanti del codice. Il primo ha come obiettivo la continuità di carriera per le madri con «opportunità di continua informazione sulla evoluzione dell’impresa e dell’area professionale della lavoratrice durante i periodi di astensione» «Puntiamo - ha chiarito Roccella - al rientro delle donne dalla maternità. Abbiamo ancora un tasso troppo elevato di donne che si dimettono, in particolare dopo il secondo figlio ma anche dopo il primo. Noi proponiamo un accompagnamento delle donne continuo per non lasciarle sole durante e dopo la maternità». Non solo. centrale è anche il tema del gap salariale, «dovuto soprattutto agli ostacoli proprio nella progressione di carriera, un gap che poi si riflette anche sul piano pensionistico».
Il secondo punto fa leva invece sulle iniziative di prevenzione e cura dei bisogni di salute. E quindi campagne di prevenzione e vaccinazione, screening periodici, pacchetti check up dedicati alla maternità, assistenza sanitaria integrativa
Infine una delle vere zavorre che complicano la vita alle madri lavoratrici: la concilazione vita-lavoro. Qui l’accordo prevede una serie di politiche di flessibilità degli orari sia in ingresso che in uscita oltre che l’utilizzo del corretto smart working. Ma soprattutto allo spostamento dell’asse lavorativo dalla presenza fisica al raggiungimento degli obiettivi, il “cuore” della flessibilità.
L’obiettivo finale è sensibilizzare le imprese ad andare in quella direzione e magari a inserire nei propri contratti di lavoro clausole più favorevoli per le madri
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