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Dal punto di vista editoriale e didattico, rappresenta un esercizio finora irrealizzato, e cioè quello di fare dei processi creativi una storia da raccontare e una scienza da applicare. “Il grande libro della fantasia” (edizioni il Saggiatore) di Massimo Gerardo Carrese, “fantasiologo” di professione e (sempre per mestiere) grande osservatore degli aspetti scientifici, umanistici, ludici e artistici dell’immaginazione e della creatività, è una buona lettura per diversi motivi. Fra questi, forse il più stimolante è la possibilità di “leggere” questo elemento in una chiave aziendale e di management, analizzando come la fantasia possa essere un fattore decisivo per un’organizzazione e per un leader, come applicarla e come allenarla.
Parlare di fantasia, come spiega l’autore al Sole 24 Ore, è entrare nel mondo dei Dialoghi di Platone come nelle opere di Bruno Munari ed attraversare i secoli per arrivare fino alle sfide dell’intelligenza artificiale: una materia incontenibile come la fantasia, questo l’assunto, si dispiega cominciando con lo studio dei primi sguardi sul mondo e termina con le tecnologie che annullano i confini tra realtà e finzione, svelando un gioco lungo millenni le cui regole restano perlopiù misteriose. La questione dell’AI, in particolare, è affrontata nell’ultimo capitolo del libro in maniera specifica, e ne vengono descritti gli aspetti positivi che questa tecnologia (in quanto strumento) può generare in veste di collaboratore (e non di sostituto) di un processo.
La piena consapevolezza del significato tecnico-scientifico della fantasia è secondo l’autore una buona chiave per analizzare diversi spunti su cui riflettere. «La fantasia – precisa Carrese - è spesso considerata un attributo riservato agli artisti e ai creativi, ma ha un ruolo cruciale anche nel mondo aziendale e nelle attività manageriali. Questa facoltà, per esempio, permette di vedere oltre l’ordinario e dare vita a nuovi prodotti o servizi che non esistono ancora sul mercato e rappresenta in tal senso un contributo fondamentale per l’innovazione, poiché le aziende devono costantemente cercare nuovi modi per distinguersi dai concorrenti e soddisfare le esigenze mutevoli dei propri clienti».
L’indicazione che emerge per i manager è in buona sostanza la seguente: spesso i problemi complessi richiedono soluzioni creative e la fantasia può aiutarli a pensare fuori dagli schemi, trovando soluzioni che non sarebbero emerse attraverso il pensiero logico tradizionale. La fantasia, rispetto a questa visione, è quindi un invito a dialogare anche con una logica (lungamente approfondita nel libro) definibile come “pensiero laterale” e “pensiero divergente”, come “componente alternativa” ma dimostrabile in termini tecnici e pratici.
La fantasia, ha suggerito ancora l’autore, è fondamentale anche per pianificare una strategia e consente di prevedere possibili ostacoli e opportunità, preparando l’organizzazione a rispondere in modo agile: la capacità di pensare a scenari futuri può dunque aiutare le figure apicali dell’azienda a prendere decisioni più informate. Nondimeno, la fantasia è un fattore da non sottovalutare in un contesto motivazionale e di leadership: i leader possono creare una visione entusiasmante del futuro e trasferiscono questa visione in modo coinvolgente al proprio gruppo di lavoro, e tale atteggiamento aumenta l’engagement dei dipendenti, allineando gli sforzi di tutti verso obiettivi comuni. La fantasia gioca un ruolo di grande rilievo anche nell’ambito del design di prodotti, del packaging o ancora a livello di campagne pubblicitarie: una comunicazione creativa e visivamente attraente può differenziare il brand e attirare con più efficacia i clienti.
«Le organizzazioni – ha spiegato ancora Carrese - devono spesso affrontare cambiamenti rapidi e la fantasia, se intesa come facoltà del possibile, aiuta i manager a pensare a nuovi modi di lavorare, a concepire strutture organizzative innovative e approcci differenti alla gestione delle risorse umane. Una cultura aziendale che valorizza la fantasia in questi termini può attrarre talenti diversificati e promuovere un ambiente in cui le idee fuori dall’ordinario sono ben accolte, stimolando la collaborazione e la propensione alla crescita. Le aziende che incoraggiano questo modo di intendere la fantasia, inoltre, sono spesso anche più resilienti ed adattabili, proprio perché la capacità di costruire alternative e piani di riserva consente di rispondere meglio a situazioni di crisi e a cambiamenti improvvisi».
Nel libro, come si diceva, viene trattato con leggerezza uno dei fenomeni del momento e più nello specifico i rapporti intercorrenti fra fantasia, intelligenza artificiale e organizzazione manageriale. L’AI, ha sottolineato in proposito l’autore, può supportare e potenziare l’uso della fantasia in vari modi, contribuendo a migliorare l’efficienza e l’efficacia dell’organizzazione. L’applicazione della tecnologia segue diverse direttrici, dall’analisi di enormi quantità di dati per individuare tendenze e pattern che potrebbero sfuggire all’occhio umano, fornendo così informazioni preziose a supporto del processo decisionali, all’automazione di compiti ripetitivi per liberare tempo per i dipendenti affinché possano dedicarsi ad attività più creative e strategiche. Grazie alle capacità degli algoritmi di apprendimento automatico, l’intelligenza artificiale può offrire raccomandazioni basate su dati storici e simulazioni di scenari futuri e, non in ultimo, migliorare l’esperienza del cliente attraverso assistenti virtuali e sistemi di raccomandazione personalizzati. La fantasia, questa la chiosa di Carrese, «non è solo un attributo artistico, ma una competenza chiave, anche per l’organizzazione e per i manager che la compongono. Le aziende che riconoscono e coltivano l’importanza di questo elemento in termini tecnico-scientifici possono trovare soluzioni uniche e vantaggi competitivi significativi. Sempre che la fantasia sia intesa in senso specifico, non come evasione dalla realtà ma come facoltà che dimostra, e rende evidente nuove possibilità».
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