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Tim: nel terzo trimestre ricavi +3,7% a 4,1 mld, ebitda +6,5% a 1,7 mld. Labriola: closing su rete tra maggio e luglio

Tim, Rossi: con la vendita della rete forte calo debito

I ricavi totali della Business Unit Domestic sono in crescita per il secondo trimestre consecutivo

8 novembre 2023
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3' di lettura

Nel terzo trimestre dell’anno Tim ha realizzato ricavi di gruppo pari a 4,1 miliardi di euro (+3,7%). In particolare, i ricavi totali della Business Unit Domestic sono in crescita per il secondo trimestre consecutivo (+2,2%, in accelerazione rispetto al +0,6% del secondo trimestre), mentre i ricavi totali di Tim Brasil crescono del 7,9 per cento. I ricavi da servizi di gruppo aumentano dell’1,7% rispetto allo stesso trimestre del 2022, con la componente domestica verso la stabilizzazione (-0,6%, -0,9% nel secondo trimestre, -2,4% nel primo trimestre), mentre continua il percorso di forte crescita di Tim Brasil (+7,5%).

L’ad del gruppo Labriola ha poi illustrato i dettagli per la cessione della rete a Kkr: «Puntiamo sul closing tra maggio e luglio - ha detto - 14,2 miliardi è il numero chiave, perché rappresenta il livello di deleverage che ci aspettiamo di ottenere alla chiusura» dell’operazione su Netco. «Vale la pena ricordare che i 14,2 miliardi non includono Sparkle. Pertanto, il deleverage aumenterebbe nel caso in cui completassimo con successo la sua cessione. Questa componente aggiuntiva sarà nota se e quando riceveremo l’offerta vincolante. Come detto, il processo è in corso e confidiamo in un esito rapido e positivo. Pertanto, su base omogenea, l’accordo NetCo consente un deleverage che prevediamo sarà migliore rispetto al target del Capital market day, nonostante il peggioramento delle condizioni macro».

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L’Ebitda organico di gruppo ammonta a 1,7 miliardi di euro (+6,5%) con la Business Unit Domestic in crescita per il secondo trimestre consecutivo (+3,6%, in miglioramento rispetto al +0,5% del secondo trimestre) e con Tim Brasil che riporta un andamento fortemente positivo (+12,1%).

Scende la perdita netta, reported, da 2,2 miliardi a 311 milioni. L’indebitamento finanziario netto after lease al 30 settembre 2023 si attesta a 21,2 miliardi di euro, In aumento di 0,4 miliardi di euro rispetto al 30 giugno 2023. L’indebitamento finanziario netto è pari a 26,3 miliardi di euro, in aumento di 0,2 miliardi di euro rispetto al 30 giugno.

I risultati di gruppo e domestici dei nove mesi, dice il comunicato, sono pienamente in linea con i target del 2023. Inoltre è stato raggiunto il 77% del target di contenimento dei costi domestici per l’intero 2023.

Il margine di liquidità di Tim al 30 settembre 2023 risulta di 8,9 miliardi di euro e copre le scadenze del debito fino a tutto il 2025. A supporto della propria posizione di liquidità, il gruppo da inizio anno ha chiuso con successo diverse iniziative di rifinanziamento, raccogliendo 4,1 miliardi di euro, di cui 2,5 miliardi di euro nel terzo trimestre. In particolare, a settembre è stato riaperto il bond emesso a luglio per un importo pari a 0,75 miliardi di euro a condizioni migliorative. Per la restante parte del 2023 il gruppo non prevede ulteriori attività di rifinanziamento.

L’equity free cash flow after lease nel terzo trimestre 2023 è negativo per 0,3 miliardi di euro (-0,1 miliardi di euro l’equity free cash flow). Considerando gli anticipi del Pnrr, da cui sono attesi 700 milioni di euro di incasso entro la fine del 2023, l’equity free cash flow after lease per l’intero esercizio è atteso invariato.

I risultati nei 9 mesi

Nei nove mesi i ricavi totali del gruppo Tim sono risultati pari a 11,953 miliardi di euro, +3,7% rispetto ai nove mesi del 2022 (11,529 miliardi di euro). L’Ebitda del gruppo dei nove mesi del 2023 è pari a 4,217 miliardi di euro (3,945 miliardi di euro nei primi nove mesi del 2022, +6,9% in termini reported, +5,3% in termini organici).

L’Ebitda organico al netto della componente non ricorrente si attesta a 4,787 miliardi di euro con un’incidenza sui ricavi del 40% (4,544 miliardi di euro nei nove mesi del 2022, con un’incidenza sui ricavi del 39,4%). L’Ebitda dei nove mesi del 2023 sconta oneri netti non ricorrenti per complessivi 570 milioni di euro (594 milioni di euro nei primi nove mesi del 2022) principalmente relativi a: 418 milioni di euro per costi e accantonamenti sul personale (548 milioni di euro nei primi nove mesi del 2022) connessi anche all’applicazione dell’art. 4 della legge 28 giugno 2012 n. 92, come da accordi siglati con le Organizzazioni Sindacali. Accordi che prevedono l’esodo per un numero massimo di circa 2.000 persone e hanno validità fino al 30 novembre 2023; 152 milioni di euro (46 milioni di euro nei primi nove mesi del 2022) per oneri connessi principalmente a contenziosi, a sanzioni di carattere regolatorio e potenziali passività ad essi correlate nonché ad accordi e allo sviluppo di progetti non ricorrenti.

Il risultato netto dei 9 mesi attribuibile ai soci della controllante registra una perdita di 1,124 miliardi (-2,728 miliardi di euro nei nove mesi del 2022) e sconta l’effetto negativo di oneri netti non ricorrenti per 596 milioni di euro.

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