di Patrizia Maciocchi
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L’assoluzione per la ritrattazione della donna dal reato di violenza domestica commessa alla presenza della figlia minore, non basta al padre per conservare la patria potestà. E il giudice può adottare il provvedimento anche senza ascoltare la ragazzina di 9 anni se questo è nel suo superiore interesse, visto che finirebbe per fare l’arbitro nelle liti tra i genitori. La Cassazione respinge così il ricorso del padre che, forte del verdetto a suo favore - ottenuto grazie ad una marcia indietro della sua ex fatta in dibattimento rispetto all’accusa di violenze commesse anche alla presenza della figlia - chiedeva che le venissero restituite le sue prerogative di genitore.
Netto il no della Corte di legittimità sulla base della sua pericolosità sociale, anche in virtù di precedenti reati, e della mancata collaborazione con i servizi sociali. La Suprema corte condivide anche la scelta del giudice di non ascoltare la figli minore di anni 12. I giudici precisano, infatti che l’audizione « non è stata disposta, perché valutata come in contrasto con i suoi interessi, per il grave carico emotivo legato al contesto, alla tensione ed alla percezione delle passate negative esperienze, e sussistendo il rischio concreto che riviva gli eventi traumatici subiti». Per i giudici di merito come per la Cassazione il rischio era che la bambina finisse per diventare un arbitro del grave conflitto tra i genitori
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