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Trump: l’Iran vuole uccidermi. Abbasserò le tasse alle aziende che investono negli Usa

di Marco Valsania

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Trump: l’Iran vuole uccidermi. Abbasserò le tasse alle aziende che investono negli Usa

Trump: l’Iran vuole uccidermi. Abbasserò le tasse alle aziende che investono negli Usa

Incentivi fiscali e terreni gratis per le imprese che rilocalizzano la manifattura

24 settembre 2024
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3' di lettura

L’Iran avrebbe elaborato un piano per assassinare l’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Lo sostiene la campagna del candidato repubblicano alle elezioni americane di novembre spiegando di aver avuto informazioni di intelligence in merito e parlando di minacce ’’reali e specifiche’’. “Il presidente Trump è stato informato dall’Office of the Director of National Intelligence in merito a minacce reali e specifiche da parte dell’Iran di assassinarlo nel tentativo di destabilizzare e seminare il caos negli Stati Uniti”, si legge in una nota diffusa dalla campagna di Trump.

Intanto, Donald Trump solleva il sipario su nuove proposte che alzano il tiro del suo nazionalismo economico. Un progetto a base di generosi incentivi fiscali e aiuti capaci di creare un paradiso per l’intera industria globale che accetti di sposare i diktat del suo Made in Usa.

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«Il pilastro del mio programma è un rinascimento manifatturiero», una nuova «era industriale americana» ha dichiarato da Savannah, nello Stato conteso della Georgia. che ospita un vasto porto commerciale ed è un centro della produzione auto, sbandierando tra le idee anche l’offerta a marchi stranieri di accesso facile o gratuito a terreni oggi in mano al governo federale.

«Garantirò le tasse più basse, i costi dell’energia più bassi, i minori oneri di regolamentazione e l’ingresso nel migliore e più grande mercato sul pianeta». Unica condizione: «Produrre qui negli Stati Uniti». Altrimenti la medicina sarà amara: «Dazi, sostanziali dazi da pagare quando i prodotti vengono spediti in America».

Più in dettaglio il candidato repubblicano alla Casa Bianca, spesso accusato di ricorrere a iperboli anche in economia, ha delineato piogge di sgravi per spese di ricerca e sviluppo e per investimenti in grandi macchinari durante il primo anno.

Ha promesso la nomina di un “ambasciatore manifatturiero” incaricato, assieme a Trump in prima persona, di convincere le imprese estere a trasferirsi. Nonché la creazione di zone franche a bassa imposizione e regolamentazione su terreni federali, destinate a dare spazio in particolare a gruppi internazionali che traslochino.

Trump ha invece brandito la minaccia di sanzioni del 200% contro l’americana John Deere se darà seguito al trasferimento di alcune attività in Messico. E ha ipotizzato dazi del 10 o 20% sull’intero import, e del 60% o più contro la Cina. Ha persino suggerito che simili balzelli potrebbero avere tanto successo da sostituire le entrate da imposte sul reddito.

La ricetta è stata però denunciata da molti economisti come dannosa per l’economia e causa di nuova inflazione. Sul fronte della tassazione corporate, Trump ha inoltre già indicato che vorrebbe abbassarla ulteriormente, al 15% dal 21% attuale, mentre la rivale democratica Kamala Harris la alzerebbe al 28 per cento.

Nel decennio scorso era stata del 35 per cento. Trump, con le sue proposte, ha invocato una aggressiva visione non soltanto di accelerato rimpatrio di società ma di un’America indiscussa calamita imprenditoriale.

«Non solo fermeremo un esodo di aziende verso terre straniere. Sotto la mia leadership, sottrarremo posti di lavoro ad altri paesi», ha dichiarato. «Avete mai sentito simili espressioni? Non l’avevo mai detto prima. Ci impadroniremo dello loro fabbriche. Attireremo migliaia di business e migliaia di miliardi di ricchezza». Ancora: «Voglio che le case di auto tedesche diventino americane». I lavoratori «non avranno più paura di perdere l’impiego a favore di nazioni straniere, saranno queste a temere di perdere posti a vantaggio dell’America». Per gli americani «l’unica preoccupazione sarà scegliere quale impiego accettare, tanti ce ne saranno».

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