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Domani sciopero di bus, metro e tram senza fasce di garanzia: ecco le ragioni e le modalità della protesta

di Flavia Landolfi e Giorgio Pogliotti

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Domani sciopero di bus, metro e tram senza fasce di garanzia: ecco le ragioni e le modalità della protesta

Domani sciopero di bus, metro e tram senza fasce di garanzia: ecco le ragioni e le modalità della protesta

I sindacati hanno indetto 24 ore di stop per sollecitare il rinnovo del contratto scaduto lo scorso 31 dicembre: risorse insufficienti a garantire servizi efficienti alla cittadinanza. Giana (Agens): «Siamo preoccupati». Casu (Pd): «Colpo di grazia al Tpl»

31 ottobre 2024
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4' di lettura

Domani, venerdì 8 novembre, il trasporto pubblico locale si ferma per l’intera giornata senza il rispetto delle fasce minime di garanzia. Metro, bus, tram sono a rischio per lo sciopero nazionale di 24 ore del trasporto pubblico locale, proclamato da tutte le organizzazioni sindacali firmatarie del contratto nazionale, con manifestazione nazionale a Roma, davanti al ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture.

I sindacati sollecitano il rinnovo del contratto nazionale scaduto alla fine dello scorso anno. Ma anche le imprese battono i pugni sul tavolo e chiedono di rimettere mano agli stanziamenti. Un capitolo complesso, visto che le richieste erano di 1,6 miliardi di euro (900 milioni per i rinnovi contrattuali e 700 per l’adeguamento all’inflazione) a fronte di uno stanziamento che in manovra vale solo 120 milioni aggiuntivi ai 5 miliardi annuali della dotazione del Fondo nazionale Tpl.

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Vanno assicurati i servizi indispensabili: ecco come e quali sono

Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti, Faisa-Cisal e Ugl-Fna hanno spiegato in una conferenza stampa che la modalità della protesta è prevista dalla legge 146 del 1990 (la legge che regolamenta il diritto di sciopero), che consente una volta sola nell’ambito della vertenza di rinnovo di un contratto nazionale di scioperare senza prevedere la garanzia del servizio nelle fasce orarie che tutelano la mobilità dei viaggiatori, ma assicurando i servizi assolutamente indispensabili per la generalità degli utenti, dunque i collegamenti con porti e aeroporti, nonché la garanzia di quelli specializzati di particolare rilevanza sociale (trasporto dei disabili e scuola bus per materne e elementari).

L’8 novembre durante le fasce orarie previste a livello locale, i servizi di trasporto urbano ed extraurbano che secondo le valutazioni delle singole aziende hanno particolare rilevanza, potranno essere assicurati con l’impiego del 30% del personale viaggiante, oltre a quello strettamente indispensabile per garantire la funzionalità logistica.

Garante, in sciopero tpl venerdì assicurare servizi minimi

Nello sciopero del trasporto pubblico locale di venerdì 8 novembre, anche in assenza di fasce di garanzia, dovranno essere comunque garantiti servizi minimi di trasporto. Lo chiarisce il Garante degli scioperi in vista del prossimo stop, spiegando in particolare che nelle fasce orarie che saranno decise a livello locale, «saranno assicurati servizi di trasporto urbano e extraurbano mediante l’utilizzazione del 30% del personale viaggiante».

I sindacati: servizi a rischio con 1,5 miliardi di tagli in 10 anni

Le organizzazioni sindacali sottolineano che oltre al rinnovo del Ccnl scaduto dal 31 dicembre 2023, sollecitano una «riforma di sistema», perchè il trasporto pubblico locale «rischia gradualmente di sparire, ormai non più solo nelle zone a bassa domanda, ma anche nei medi centri urbani e nelle grandi città». Le ragioni? Per i sindacati l’assenza di risorse adeguate - 1,5 miliardi di tagli negli ultimi 10 anni al Fondo del settore - e la mancanza di politiche di programmazione producono un modello di mobilità sempre più incapace di intercettare le necessità della cittadinanza. Inoltre la «carenza ormai strutturale di personale operativo, che si traduce in tagli del servizio, comporta il peggioramento delle condizioni lavorative ed un aumento esponenziale degli episodi di aggressione al personale».

Le imprese: preoccupazione, valutiamo adeguamento

Anche le associazioni che rappresentato le imprese del settore sono in allarme. «È chiaro che siamo preoccupati - ha detto al Sole 24 Ore Arrigo Giana, vice presidente di Agens -. Le associazioni avevano espresso l’esigenza di uno stanziamento significativamente più alto. Stiamo cercando di capire attraverso interlocuzioni con il Governo se ci siano margini per un ulteriore adeguamento». L’associazione aveva preso carta e penna e insieme afd Asstra e Anav aveva già scritto in tempi non sospetti chiedendo al governo un incontro urgente insieme alle Regioni. Sul tavolo oltre all’aumento inflattivo c’era l’indicazione della «piattaforma delle organizzazioni sindacali del rinnovo del Ccnl autoferrotranvieri, scaduto lo scorso 31 dicembre 2023 che contiene la richiesta di un aumento delle retribuzioni del 18% quantificabile per il settore di un ulteriore costo annuo a regime di circa 900 milioni».

Malorgio (Filt): 120 milioni in manovra non bastano a colmare il gap accumulato

Per Stefano Malorgio , segretario generale Filt-Cgil, mentre «tutta l’Europa investe sul trasporto pubblico locale noi abbiamo una condizione di arretramento in tutte le città, dalle medie alle grandi città, con intere fasce di cittadini che non hanno già più la possibilità di accedere al trasporto pubblico, con un finanziamento in legge di bilancio che noi oggi reputiamo assolutamente insufficiente. Il fondo ha subito un taglio di miliardo e mezzo di euro ed è chiaro che 120 milioni non servono a recuperare questo gap». Altro fattore di debolezza secondo i sindacati è il settore troppo frammentario che rappresenta un unicum in Europa, causando uno sperpero di risorse: «Nel Paese esistono 900 aziende di Tpl contro le 5-6 degli altri pesi Ue - dice Salvatore Pellecchia segretario generale Fit Cisl -. Impossibile così creare sinergie, razionalizzare e dare un servizio efficace». Per Marco Verzari, segretario generale Uiltrasporti, siamo in presenza di «uno sperpero di risorse. Delle circa 900 imprese del settore soltanto 20 coprono il 50% del fatturato. Va rivisto il finanziamento del settore, sia nella qualità sia nella gestione».

L’opposizione sugli scudi: “Colpo di grazia per il settore”

A unirsi al coro degli scontenti anche l’opposizione parlamentare. Per Andrea Casu, deputato Pd, la manovra «colpisce i servizi pubblici» e che «dà un colpo di grazia al trasporto pubblico locale che sta già vivendo una profonda crisi”. Per il parlamentare dem “questa manovra non tiene conto dell'aumento dei costi dell'inflazione e della necessità del rinnovo dei contratti di lavoro. Inutile giocare sui numeri per difendere l'indifendibile, l'unico effetto concreto di queste scelte sarà un drastico taglio dei servizi per i cittadini e dei diritti dei lavoratori».

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