di Pier Luigi del Viscovo
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Ad impossibilia nemo tenetur (nessuno può essere obbligato a fare ciò che è impossibile). I Romani l’avevano capito oltre venti secoli fa. Ora lo sa anche Ursula von der Leyen, ex/neo presidente della Commissione Europea, perché glielo hanno messo nero su bianco le associazioni dei concessionari Stellantis. In una lettera, di cui riportiamo il passaggio saliente, hanno denunciato come sia impensabile che il mercato assorba tutte le auto elettriche che dovrebbe.
“In qualità di distributori, siamo in contatto quotidiano con clienti finali che spesso rifiutano i Bev (auto elettriche – ndr) a causa di preoccupazioni su prezzo, autonomia e accessibilità. Ciò ci pone in una posizione contraria a quella del produttore che rappresentiamo, che rimane ottimista circa il rispetto di queste severe normative UE. Tuttavia, dal nostro punto di vista, è chiaro che il settore non è ancora pronto a raggiungere il volume necessario di vendite di veicoli elettrici. Questa crescente divergenza tra obiettivi normativi, prontezza del mercato e aspettative del produttore è motivo di preoccupazione. Non è stata quindi una sorpresa quando la maggior parte dei produttori europei, tramite Acea, ha chiesto un rinvio di questi obiettivi, una proposta che sosteniamo pienamente.”
Il senso delle parole risulta ben chiaro alla luce di alcuni fatti pregressi. Dal 2020 i costruttori di auto devono tenere le loro vendite in Europa sotto un livello medio di emissioni di CO2, pena l’inflizione di multe miliardarie. Finora ci sono riusciti, grazie a una quota di auto elettriche sotto il 10%. Però dal prossimo anno il limite medio si abbassa da 116 a 94 gr/km e di conseguenza la quota delle auto elettriche dovrebbe più che raddoppiare. Come sappiamo i consumatori non ne vogliono sapere e questo cortocircuito ha fatto impazzire la maionese.
L’Acea, associazione dei costruttori guidata da Luca De Meo, ha chiesto alla Commissione di slittare dal 2025 al 2027. Stellantis, per bocca del suo amministratore delegato Carlos Tavares, si è invece detta contraria, sostenendo che la norma debba restare com’è, fiduciosa di poterla rispettare.
Questo è stato un allarme rosso per i dealer Stellantis, già gonfi di auto elettriche immatricolate e messe sui piazzali in attesa di un cliente che non si vede. Hanno percepito che da gennaio la pressione del costruttore potrebbe aumentare ancora, con ulteriore immobilizzo di capitali che li metterebbe in ginocchio. Da qui il coraggio di chi si sente messo all’angolo, costretto a lottare per la sopravvivenza di aziende che, se singolarmente impiegano qualche centinaio di addetti al massimo, complessivamente danno lavoro a oltre 150.000 persone solo in Italia.
Non si ricorda una presa di posizione tanto esplicita e su un tema angolare da parte delle quattro associazioni europee dei concessionari dei brand Stellantis, di cui tre presiedute da dealer italiani, nei confronti del costruttore, per di più schierandosi sulle ragioni sostenute dai concorrenti riuniti sotto l’ombrello Acea. Suona tanto come un isolamento a cui il colosso franco-italiano dovrà replicare, anche se per adesso, pur sollecitato, non ha rilasciato commenti.
Quello che invece appartiene ai fatti e non alle parole è l’impossibilità che le auto elettriche vengano imposte per legge a clienti di Paesi liberi. L’unica domanda è: quando si prenderà atto della realtà?
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