Corea del Sud, chiesto l’impeachment per Yoon Suk Yeol ma il voto è in bilico. Intervento per la stabilizzazione dei mercati
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Dal nostro corrispondente
NEW DELHI - Un gruppo di parlamentari di opposizione ha formalmente presentato una mozione per chiedere l’impeachment di Yoon Suk Yeol, il leader sudcoreano che martedì sera, nel disperato tentativo di rilanciare la sua fallimentare presidenza, ha annunciato lo stato d’emergenza e imposto la legge marziale. Nel giro di poche ore e nonostante l’esercito nelle strade, il Parlamento si è rocambolescamente riunito, ha votato all’unanimità per annullare il provvedimento, ha convinto i militari a tornare nelle caserme e costretto il presidente a tornare sui suoi passi.
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Il documento per mettere in stato d’accusa Yoon sarà messo ai voti tra venerdì e sabato. Perché passi, è necessario che sia votato da due terzi dell’aula. Un risultato non scontato dopo che il partito di maggioranza nella tarda serata di mercoledì ha annunciato che voterà contro. Le opposizioni hanno 192 deputati, quindi per arrivare a 200 voti serviranno 8 defezioni. «Deve dimettersi: non c’è modo per lui di evitare l’accusa di tradimento», si legge in un comunicato di Park Chan-dae, un parlamentare di lungo corso del Democratic Party.
Ma è sempre più chiaro che quella del presidente non è l’unica carriera politica al tramonto dopo la notte di follia che ha rischiato di far precipitare la 12esima economia più grande del mondo indietro di decenni, quando alla guida del Paese si susseguivano autocrati e giunte militari. Il ministro della Difesa Kim Yong-hyun ha presentato le sue dimissioni dopo che in mattinata il leader del People Power Party - lo schieramento di cui fa parte lo stesso presidente Yoon - ha chiesto la sua cacciata immediata.
A dare ulteriore legittimità politica alle scelte che attendono il Parlamento ci sono anche i dimostranti che mercoledì si sono riversati nelle strade davanti all’Assemblea nazionale per chiedere le dimissioni del presidente Yoon. In giornata, sempre a Seul, ci sono state manifestazioni: un sit in a favore di Yoon e in serata una veglia a lume di candela per condannare il tentativo del presidente di imprimere una svolta autoritaria alla crisi politica del Paese. La Korean Confederation of Trade Unions, il sindacato più grande del Paese che ha annunciato che i propri affiliati sciopereranno fino a che Yoon non avrà lasciato la presidenza.
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I mercati hanno reagito in maniera tutto sommato composta al dramma politico che si è consumato nella notte. Il Kospi, il principale indice di Borsa coreano, mercoledì ha perso l’1,44%, mentre il won - probabilmente grazie all’intervento della banca centrale - ha recuperando buona parte delle perdite accumulate nelle ore immediatamente successive all’imposizione della legge marziale. Mercoledì mattina il ministero delle Finanze ha ribadito di essere pronto a impiegare «liquidità illimitata» per circoscrivere l’impatto finanziario della crisi.
L’annuncio è giunto dopo un vertice notturno tra il responsabile del principale dicastero economico e il governatore della Banca centrale. «Inietteremo liquidità illimitata in azioni, obbligazioni, mercato monetario a breve termine e mercato forex per il momento fino a quando non saranno completamente normalizzati», ha affermato il governo in una dichiarazione. Per il momento la Bank of Korea non sembra intenzionata a tagliare ulteriormente i tassi d’interesse per sostenere l’economia, dopo che la scorsa settimana il costo del denaro era stato abbassato a sorpresa al 3 per cento.
Il Segretario di Stato americano Antony Blinken ha salutato con favore la de-escalation notturna. «Continuiamo ad aspettarci che i disaccordi politici vengano risolti pacificamente e nel rispetto dello stato di diritto». La crisi non è passata inosservata al Pentagono, dato che le Forze armate americane hanno ben 28.500 uomini dislocati nel Paese per garantirne la sicurezza di fronte alla minaccia rappresentata dal regime di Kim Jong-un al potere in Corea del Nord. Per il momento gli incontri tra i vertici militari e le esercitazioni tra i due eserciti sono sospesi, come è stata rimandata un’imminente visita del primo ministro svedese.
La crisi politica giunge in un momento delicato per la Corea del Sud, per via dell’incapacità di trovare una mediazione tra governo e maggioranza parlamentare sulla legge di bilancio. Uno stallo reso ancora più preoccupante dal fatto di avvenire in una fase storica in cui le esportazioni rischiano di essere colpite da una nuova ventata di protezionismo portata dalla imminente presidenza Trump.
Marco Masciaga
Corrispondente da New Delhi
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