Disagio psichico: in Italia 2 milioni di persone senza cura
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La prevalenza dei disturbi mentali sta per superare quella delle patologie cardiovascolari e, secondo i risultati della quinta edizione del World Mental Health Day Report pubblicato da Ipsos, queste malattie fanno più paura del cancro. Infatti quasi la metà (45%) degli intervistati in 31 Paesi a livello globale considera la salute mentale la principale preoccupazione sanitaria, un incremento significativo di 18 punti percentuali rispetto al 2018, segnalando un’emergenza crescente nei sistemi sanitari di tutto il mondo.
Numeri che valgono in Italia il 4% del prodotto interno lordo tra spese dirette e indirette. Senza contare la diminuzione dell’aspettativa di vita di 10 anni. A livello globale, si stima che ogni anno si perdano circa 12 miliardi di giornate lavorative a causa di depressione e ansia, con un costo di 1 trilione di dollari all’anno in termini di perdita di produttività. A fronte delle dimensioni “pandemiche” raggiunte dai disturbi mentali, non corrisponde però un aumento o un miglioramento dei servizi di cura, in particolare nel nostro paese. I dipartimenti di Salute mentale (Dsm), infatti, sono diminuiti di numero (dai 183 del 2015 ai 139 del 2023), e stanno vivendo una profonda crisi di personale, soprattutto medico: si stima che il prossimo anno mancheranno all’appello altri mille psichiatri.
«La realtà è che in un decennio che ha visto quintuplicare i casi di molte patologie psichiatriche, soprattutto tra i più giovani e le categorie più fragili, l’Italia della salute mentale si è trovata a lottare ad armi impari con la società che cambia, con sempre meno risorse, sempre meno strutture pubbliche e sempre meno personale, che abbandona i dipartimenti per mancanza di sicurezza e di certezze professionali – evidenzia Emi Bondi, presidente uscente Sip (Società Italiana di Psichiatria) e componente del tavolo tecnico sulla salute mentale del ministero della Salute –. Troppi ormai anche i casi di violenza quotidiana denunciati, soprattutto nell’ambito del pronto soccorso, e nessun “bonus” potrà mai supplire alla carenza di risorse tolte al servizio pubblico e alla medicina territoriale, vero punto di riferimento per la popolazione, che ha bisogno di investimenti strutturali, annunciati da tempo ma mai resi disponibili».
In Italia, la salute mentale non sembra quindi essere una priorità e c’è troppa disparità tra necessità di cure e disponibilità effettiva dei servizi. E a lanciare l’allarme, in occasione della Giornata mondiale, sono anche i dipartimenti di Salute mentale che chiedono risorse adeguate e un aumento dell’organico per un rinnovato modello organizzativo e dei rapporti con l’Autorità Giudiziaria, mentre in Senato è stato avviato, con un ciclo di audizioni, l’esame del disegno di legge Zaffini che ha l’obiettivo di riformare l’assistenza psichiatrica sul territorio. E secondo il Collegio nazionale dei direttori dei dipartimenti di Salute mentale «la salute mentale ha bisogno di almeno 2 miliardi in più e del 30% di personale in più».
«Uno dei problemi più urgenti per i servizi di salute mentale in Italia è la scarsità di risorse economiche e professionali. Chiediamo che almeno il 5% del Fondo Sanitario Nazionale e Regionale venga destinato alla salute mentale, più percentuali specifiche per l’infanzia e l’adolescenza (2%) e per le dipendenze (1,5%). Un investimento che darebbe un grande ritorno sul piano assistenziale, oltre a essere un volano di sviluppo del Paese fortissimo pari ad almeno il 2% del Pil - osserva Giuseppe Ducci, vicepresidente del Collegio e direttore del dipartimento di Salute Mentale e delle Dipendenze patologiche della Asl Roma 1 –. È dunque indispensabile per la stessa sopravvivenza dei Dsm, ridefinire la quota di spesa per l’assistenza psichiatrica, oggi in calo in media al 2,5% del Fondo Sanitario Nazionale e Regionale, pari a poco più di 3 miliardi e mezzo che rendono l’Italia fanalino di coda in Europa tra i Paesi ad alto reddito. Per raggiungere il 5% previsto dalla conferenza unica Stato-Regioni solo per la salute mentale degli adulti, servono almeno 2 miliardi in più, essenziali per garantire l’adeguamento degli organici agli standard ministeriali».
Nei Dsm sono presenti circa 25.000 operatori tra psichiatri, psicologi, infermieri e educatori, cioè 55 per ogni 100mila abitanti, oltre il 30% in meno rispetto a quanto previsto dagli standard Agenas, recepiti in Conferenza Unica Stato-Regioni e sottoscritti dal Ministero della Salute, che prevedono 83 operatori ogni 100mila abitanti.
«Le persone con disturbi mentali prese in carico nel 2023 dai servizi sanitari pubblici sono state in Italia oltre 770mila, pari all’1,5% della popolazione - conclude Ducci - Ciò significa che, considerando solamente i disturbi più gravi, c’è un 3,5% di persone, equivalente a oltre due milioni di cittadini, che non ha accesso ai servizi. A pesare è la paura dello stigma, ma anche la difficoltà stessa dei servizi nel prenderli in carico, con una quota di spesa per la salute mentale di appena 3,6 miliardi l’anno, che colloca l’Italia agli ultimi posti in Europa tra i Paesi ad alto reddito».
Francesca Cerati
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