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Caporalato, riflettori puntati su società fittizie e connivenze nella Pa

di Sara Monaci

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Caporalato, riflettori puntati su società fittizie e connivenze nella Pa

Caporalato, riflettori puntati su società fittizie e connivenze nella Pa

Le indagini dei Carabinieri puntano a smascherare la rete criminale che gestisce la manodopera nei campi

23 giugno 2024
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3' di lettura

Sul tavolo degli inquirenti non c’è soltanto la morte di Satnam Singh, il bracciante indiano morto nella campagna di Latina, dopo l’amputazione del braccio con un macchinario agricolo e il brutale trasporto davanti casa, con l’arto gettato in una cassetta della frutta. Si indaga su tutto un sistema di caporalato e sfruttamento della clandestinità, che dal 2016 è oggetto di approfondimenti da parte di procuratori e Carabinieri di Latina.

Approfondimenti che hanno portato a mettere in rilievo una serie di figure apicali standardizzate nel reclutamento della manodopera e a evidenziare anche un sistema di società “cartiere”, prive di attività reali, utili solo a far entrare clandestinamente gli immigrati con finti contratti di lavoro.

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Le società fantasma

In una relazione inviagta alla Prefettura, elaborata grazie ai dossier del comando provinciale dei Carabinieri, si legge che «lo sfruttamento dei lavoratori punjabi dalle aree di origine all’Agro pontino, organizzato mediante catene migratorie, è capace di offrire al momento del reclutamento un intero pacchetto di servizi comprensivo di costi di trasferimento, accoglienza all’arrivo, con alloggio incluso, inserimento al lavoro perlopiù nel settore agroalimentare».

Lo sfruttamento è una storia che qui dura da trent’anni. Secondo gli inquirenti è già in questo tipo di reclutamento che si configura il primo reato: la richiesta di denaro da parte di intermediari, fino a 20mila euro a persona, che costringe l’immigrante e la famiglia ad un indebitamento quasi a vita. Fatto che evidentemente compromette ancora di più la possibilità di emanciparsi e denunciare il caporalato: «La coercizione diretta e indiretta esercitata nei confronti degli indiani e della loro condizione di vulnerabilità influisce pesantemente sulla capacità di autodeterminazione», si legge ancora.

Lo rilevano gli inquirenti e lo confermano i sindacati: spesso dietro questo traffico ci sono società fantasma che offrono un posto di lavoro fittizio, utile solo a ottenere un nulla osta e far entrare un immigrato, che difficilmente dopo sottoscriverà un contratto regolare. Nella relazione degli inquirenti si legge che c’è una «proliferazione di aziende fantasma - spesso gestite dalla criminalità organizzata - le quali, mediante l’assunzione e il successivo licenziamento di falsi braccianti agricoli, assicurano un significativo guadagno sulle indennità percepite dai loro dipendenti», peraltro «a danno delle casse dell’Inps», perché talvolta queste società servono anche solo per far «raggiungere il numero di giornate lavorative che danno diritto a prestazioni previdenziali».

A rendere più facile questo meccanismo è l’organizzazione di reti d’azienda, formalmente legittime, all’interno delle quali è possibile far “girare” la manodopera senza bisogno di aprire nuove posizioni contrattuali. Una possibilità concessa dalle normative statali ma che qui, secondo gli inquirenti, sarebbe utilizzata impropriamente.

Bracciante morto, la manifestazione a Latina

10 foto

(photo Cecilia Fabiano / LaPresse)
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I funzionari pubblici sospetti

Le aziende agricole che non assumono e sfruttano i braccianti sono ovviamente il principale oggetto d’indagine, così come le cartiere che simulano contratti inesistenti. Ma c’è un altro elemento inquietante nella relazione: «Gli impiegati o funzionari corrotti o corruttibili appartenenti alla Pubblica amministrazione per la fornitura di atti amministrativi su richiesta di imprenditori agricoli locali disonesti». La struttura appare quindi composta in due sottosistemi di micro delinquenza: «caporali di origine punjabi» e «impiegati o funzionari corrotti».

L’organizzazione apicale

L’imprenditore si rivolge al mercato internazionale usufrendo di «organizzazioni specializzate a soddisfare il suo peculiare bisogno occupazionale».

Le risultanze investigative hanno consentito di individuare le seguenti figure appartenenti al sistema: il «caponero», che organizza le squadre e il trasporto; il «tassista», che gestisce il trasporto; il «venditore», che predispone le squadre e la vendita di beni di prima necessità a prezzi spesso molto alti; l’«aguzzino», che utilizza sistematicamente violenza o provvede alla sottrazione dei documenti di identità, in maniera tale da ottenere un controllo totale sul migrante; il «caporale», ovvero l’amministratore delegato; l’«uomo fidato», che gestisce per conto dell’imprenditore l’intera campagna di raccolta dei lavoratori.

Questo tipo di struttura è una vera peculiarità dell’area pontina e in particolare dei Comuni di Sabaudia, San Felice Circeo, Terracina, Fondi e delle zone limitrofe al Comune di Latina.

Intanto sul fronte delle indagini sulla morte di Satnam Singh potrebbe salire il numero degli indagati. Per ora nella lista c’è solo il responsabile Antonello Lovato, ma le accuse potrebbero estendersi ad altre 3 o 4 persone.

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