di Enrico Marro
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I più esposti sono probabilmente i finlandesi, che oltre a essere appena entrati nella Nato si ritrovano oltre 1300 chilometri di confine con la Russia. Mezzo milione di cittadini hanno scaricato una guida di sopravvivenza: si intitola «Prepararsi a incidenti e crisi» e prevede anche «crisi di lungo termine come conflitti militari».
In Finlandia c’è anche un sito internet, 72tuntia.fi, che fino dalla homepage chiede brutalmente al cittadini: riuscireste a sopravvivere 72 ore?
In caso di emergenza raccomanda di accumulare tre giorni di viveri (Svezia e Norvegia consigliano addirittura una settimana di scorte), di chiudersi in casa sbarrando porte e finestre, di aspettare istruzioni ma anche di difendersi contro cyberattacchi.
E si moltiplicano anche i corsi per prepararsi a “incidenti e crisi”, con l’elenco di scorte da accumulare nei rifugi e la preparazione psicologica. L’attacco russo all’Ucraina sembra avere bruscamente risvegliato Helsinki dal torpore della lunga neutralità, riportando alla memoria ricordi non particolarmente piacevoli come l’aggressione di Stalin contro la Finlandia del 1940.
L’ex neutrale Svezia, a sua volta entrata nella Nato dopo l’aggressione russa all’Ucraina, ha preparato una brochure di 32 pagine intitolata «Se arriva una crisi o una guerra». Inizia spiegando che «conflitti armati sono arrivati nel nostro angolo di mondo» e che in caso di attacco «ogni cittadino deve fare la sua parte per difendere l’indipendenza svedese e la nostra democrazia».
La guida raccomanda di accumulare viveri per una settimana, in particolare acqua, e spiega quali sono i sistemi di allarme, dove si trovano i rifugi antiaerei e come difendersi dai cyberattacchi.
Il dipartimento della Difesa civile norvegese invece ha già distribuito la sua guida a tutte le famiglie premettendo che «viviamo in un mondo sempre più turbolento» tormentato da climate change e, nei casi peggiori, «atti di guerra».
Il consiglio anche in questo caso è accumulare scorte alimentari non deperibili per almeno una settimana: crackers o fette biscottate, legumi in scatola, frutta secca, cioccolato, miele, biscotti, noci, barrette energetiche. Senza dimenticare i medicinali, comprese scorte di pastiglie di iodio in caso di attacco nucleare.
E la Germania? Il ministro della Difesa tedesco, Boris Pistorius, l’ha detto chiaro e tondo: bisogna iniziare a preparare la popolazione a una guerra. Ma Berlino non si limita alle brochure. Ha appena varato un piano per costruire bunker, che comprende un’app per la geolocalizzazione del rifugio più vicino.
Dopo aver smantellato le strutture della Guerra Fredda, la Germania si è infatti accorta di avere solo seicento rifugi, in grado di accogliere appena 480mila cittadini su un totale di 84 milioni.
E quindi si prepara ad attrezzare stazioni della metropolitana, sotterranei di edifici pubblici, ma anche cantine o garage privati. Come del resto ha già fatto la Polonia.
I Paesi scandinavi e la Germania esagerano? Non secondo molti esperti di intelligence occidentali, a partire dal capo dei servizi segreti tedeschi, Bruno Kahl. La guerra ibrida della Russia (l’ultimo episodio sospetto è la crisi dei cavi sottomarini nel Baltico) aumenta infatti il rischio di un’escalation dalle conseguenze imprevedibili.
Kahl ha confermato davanti al Comitato di controllo del Bundestag che la Russia potrebbe sferrare un attacco contro alcuni Paesi Nato entro la fine del decennio: Mosca è tentata dal cercare di dimostrare che l’Alleanza atlantica non farà scattare la clausola di difesa comune, l’articolo 5 del Trattato. Gelidi venti di guerra tornano così a sferzare il Vecchio Continente. E il Nord Europa inizia a prepararsi.
Enrico Marro
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