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Renault e Stellantis, voci di fusione e patto a tre per l'Airbus dell'auto

di Mario Cianflone

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Renault e Stellantis, voci di fusione e patto a tre per l'Airbus dell'auto

Renault e Stellantis, voci di fusione e patto a tre per l'Airbus dell'auto

Tornano i rumors sulla creazione di un mega gruppo che aggreghi i due gruppi. Il 15 ottobre è previsto un incontro congiunto tra Luca de Meo e Carlos Tavares al quale dovrebbe partecipare Oliver Zipse, ceo di Bmw. Crescono le speculazioni su un patto teso a fare squadra in Europa

29 settembre 2024
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4' di lettura

Ritornano, sempre più insistenti, le voci di una fusione tra Renault e Stellantis che porterebbe alla creazione di un gigante con 18 marchi ed economie di scala forse in grado di sostenere il difficile momento dell’automotive che affronta la complessa e altalenante transizione energetica. Le prime voci erano circolate lo scorso febbraio, poi però della fusione nessuna traccia, ma restavano gli appelli di politica e industria, tra cui proprio i vertici di Renault e di Luca de Meo in persona, volti a favorire la costituzione di una sorta di Airbus dell’auto europea.

Progetto che piace ad alcuni governi, quello francese in primis, ma non a Carlos Tavares ceo di Stellantis, che in molte occasioni, anche direttamente al Sole 24 Ore, ha paventato i rischi di una eccessiva omogeneizzazione di marchi, modelli e progettazione nonché una possibile della riduzione del livello di innovazione a causa della minor concorrenza.

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Questo però avveniva mesi fa, che con l’attuale velocità di evoluzione dell’automotive è davvero un’altra epoca. Ed è diventato urgente abbattere i costi e competere con i cinesi, o quantomeno trovare forme d’alleanza e di contenimento come ha fatto Renault con Geely (che controlla Volvo) ed è in partnership nella joint venture Horse (per i motori termici) oppure Stellantis con Leapmotor. Un possibile mega gruppo, potrebbe avere Luca de Meo come ceo.

Carlos Tavares, inoltre, potrebbe lasciare la plancia di comando del gruppo Franco-italo-americano, nel 2026 alla scadenza del mandato. A spingere verso la mega fusione potrebbe anche essere l’esigenza di costruire vetture elettriche leggere ed economiche (e produrle costa tanto e i margini sono bassi) e per fare questo servono sinergie (Renault le aveva cercate con il gruppo Vw ma non si è arrivati a nulla). Tuttavia, in un recente editoriale sul Sole 24 Ore Luca de Meo ha espressamente indicato, commentando il piano Draghi, che all’automotive europea serve fare squadra e che servono veicoli più compatti e leggeri. Del resto, la sostenibilità dell’auto passa, è noto, proprio dal contenimento di dimensioni e pesi.

Le prossime settimane saranno cruciali per capire cosa succederà e con quali tempi, però c’è un appuntamento importante: il salone di Parigi che aprirà il 13 ottobre (Renault sotto i riflettori del Mondial de l’Auto svelerà la R4 definitiva e un concept avanzato della nuova Twingo elettrica), ma non basta: il 15 ottobre si terrà un summit riservata a pochi media, tra qui il Sole 24 Ore, dove interverranno insieme a Luca de Meo, Carlos Tavares e, a quanto risulta, ma è da confermare, Oliver Zipse numero uno del gruppo Bmw (che peraltro è pioniere dell’elettrico ma mantiene una strategia multi energia). Cosa possiamo aspettarci? Magari una “dichiarazione di sistema”, anche solo una “cordiale entente”, tra i tre gruppi per avviare un dialogo e magari arrivare a mettere insieme risorse industriali e tecnologiche per affrontare questi difficili tempi dell’automobile.

L’eventuale presenza di una casa automobilistica importante, tedesca, come Bmw, darebbe a un eventuale patto di cooperazione sistemica una più solida forte notazione paneuropea, proprio, perché coinvolgerebbe la Germania e la sua (ex) potente industria automobilistica. Da ricordare che Bmw costruisce in Cina le Mini elettriche in virtù di un accordo con Great Walll, invece Stellantis ha proprio in Leapmotor una forte sponda cinese, mentre, come accennato, Renault è partner di Geely. Quindi il capitolo Cina è ben ben presente.

Va detto, infine, che le mega fusioni sono sempre state storicamente critiche e spesso sono salate proprio per le difficoltà di far coabitare troppi marchi) e talvolta alcuni brand sono scomparsi a seguito delle macro aggregazioni). Ora una fusione tra Stellantis e Renault, che pur essendo pura speculazione è un idea affascinante, porterebbe alla costituzione di un colosso con 18 marchi (15 brand di Stellantis e 3 marchi Renault (con Dacia e Alpine). Ed è improbabile che possano sopravvivere tutti, anche perché in Stellantis ci sono alcuni brand che arrancano (Abarth per esempio, ma anche Maserati e DS). Gestire un portafoglio di 18 brand pare una sfida impossibile per le inevitabili sovrapposizioni tra modelli e fabbriche.

Stellantis con carnet di 15 marchi affronta infatti sovrapposizioni e gestisce modelli e brand su base geografica e nella sua galassia solo Jeep ha una copertura globale, gli altri compresa Peugeot non escono in buona sostanza dai confini dell’area Emea. Differenziare modelli e brand del resto costa cifre enormi e non è affatto facile distinguere il target, per esempio di una Peugeot 208 da una Opel Corsa o dalla terza gemella diversa Lancia Ypsilon e abbiamo citato tre modelli made in Saragozza basati sulla piattaforma CMP2 ex Peugeot che dà anche vita ad altri modelli come Alfa Romeo Junior, Fiat 600 e Jeep Avenger, tutti costruiti in Polonia. Però il marketing può aiutare a non sovrapporre pari pari: la nuova Citroën C3 è sorella della nuova Fiat Panda: condividono la medesima architettura Smartcar (derivata da CMP), powertrain e molti lamierati, ma sono due modelli che si rifanno a storie diverse e puntano su differenti utenti.

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