di Lara Ricci
Il Nobel per la letteratura alla sudocoreana Han Kang, autrice di «La vegetariana»
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Il premio Nobel 2024 per la letteratura va alla scrittrice sudcoreana Han Kang «per la sua prosa poetica intensa che si confronta con traumi storici e rivela la fragilità della vita umana». Nata nel 1970 a Gwangju, è la prima donna asiatica e la prima scrittrice sudcoreana a ricevere il riconoscimento.
Ha debuttato come poeta nel 1993, per pubblicare due anni dopo una collezione di racconti e nel 2007 il romanzo La vegetariana (Adelphi), che le ha dato una grande notorietà internazionale. È la storia di Yeong-hye, moglie rispettosa e figlia ubbidiente, che un giorno una foresta scura e nel centro una baracca piena di carne appesa grondante sangue e da quel momento rifiuta di mangiare, cucinare e servire carne.
Una decisione che la famiglia accoglie dapprima con costernazione e poi con fastidio e rabbia crescenti. La vegetariana ha vinto il Man Booker International Prize, dall’opera è stato tratto anche un film horror erotico per la regia di Lim Woo-Seong (2009) e uno spettacolo teatrale omonimo, adattato dall’attrice e regista Daria Deflorian e dalla scrittrice Francesca Marciano, diretto dalla stessa Deflorian, anche in scena, insieme a Paolo Musio, Monica Piseddu, Gabriele Portoghese, che sarà al Romaeuropa Festival dal 29 ottobre al 3 novembre (in corealizzazione con Fabbrica dell’Attore – Teatro Vascello) dopo la prima assoluta dal 25 al 27 ottobre al Teatro Arena del Sole di Bologna Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale.
«L’interesse per le storie che raccontano vite estreme è rafforzato da un stile sempre più intessuto di metafore» hanno osservato i giurati nel ricordare Lezione di greco, libro del 2011 e tradotto da Adelphi nel 2023, che è il ritratto di una relazione straordinaria tra due personaggi vulnerabili: una giovane donna che, a seguito di esperienze traumatiche, non riesce più a parlare, e il suo insegnante di greco antico, che sta a sua volta perdendo la vista. «Dalle loro rispettive debolezze nasce una fragile storia d’amore che è - per il presidente del comitato del Nobel Anders Olsson - una bellissima meditazione sulla perdita, sulla confidenza e sull’essenza del linguaggio».
Del 2014 è il romanzo Atti umani (Adelphi), che ha come sfondo il massacro di studenti e civili da parte dell’esercito avvenuto nella sua città di nascita nel 1980. «Dando voce alle vittime della storia - ha osservato Olsson - Kang scrive un romanzo di testimonianza, ma il suo stile, visionario e succinto, devia da quelle che sono le aspettative di tale genere, per esempio utilizzando un espediente che permette alle anime dei morti di separarsi dai corpi e assistere alla propria annichilazione. In alcuni momenti, per esempio quando descrive i corpi non identificabili che non possono essere seppelliti, il testo riporta all’Antigone di Sofocle».
Nel 2016 pubblica The White Book, un’elegia dedicata alla persona che avrebbe potuto essere la sorella maggiore della narratrice se non fosse morta un paio d’ore dopo la nascita. «Un libro costruito attorno a una sequenza di brevi appunti, tutti riguardanti oggetti bianchi, dove il bianco è il colore del lutto, e che piuttosto che un romanzo, lo rende un libro di preghiere laico», ha detto il portavoce della giuria nella consueta conferenza stampa tenutasi a Stoccolma.
Notevole anche il romanzo We Do Not Part, del 2021, strettamente connesso al White Book per quel che concerne l’immaginario del dolore. Romanzo che sarà pubblicato nelle prossime settimane da Adelphi con il titolo Non dico addio. La storia si svolge all’ombra di un massacro avvenuto alla fine degli anni ’40 sull’isola sudcoreana di Jeju, dove migliaia di persone, tra cui bambini e anziani, furono fucilati perché sospettati di essere dei collaboratori. Il libro racconta la storia di due amiche che in quella carneficina hanno perso i loro famigliari e i loro tentativi di portare alla luce ciò che è stato dimenticato dalla collettività e di trasformare il loro trauma in un progetto artistico. Un libro sull’amicizia più profonda e sull’ereditarietà del dolore.
Lara Ricci
vicecaposervizio curatrice delle pagine di letteratura e poesia
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