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Rafforzare il sostegno alle operazioni di workers buyout (Wbo), ovvero le azioni di salvataggio delle aziende in crisi realizzate dai dipendenti che subentrano nella proprietà, utilizzando il sussidio di disoccupazione come incentivo allo sviluppo per creare nuova occupazione.
È l’appello lanciato da Confcooperative, per voce del presidente Maurizio Gardini che ha organizzato la presentazione del libro sui workers buyout di Luigi Zingone, alla presenza del sottosegretario del ministero delle Imprese e Made in Italy Massimo Bitonci e del presidente di Cooperazione finanza e impresa (Cfi) Mauro Frangi.
La legge Marcora (legge n.49/1985), si è rivelato un efficace strumento di politica attiva del lavoro, è stato utilizzato per rigenerare imprese in crisi economica o per favorire un ricambio generazionale all’azienda senza eredi o per le aziende confiscate ai clan mafiosi rilevate dai dipendenti. I lavoratori investono proprie risorse - dall’anticipo della Naspi al Tfr - e con i fondi della legge Marcora, il sostegno di Cfi e delle centrali cooperative nell’attivazione di finanziamenti per la costituzione del capitale sociale, diventano responsabili della gestione della azienda.
L’investimento medio per occupato è inferiore ai 12mila euro, meno di quanto costi un anno di cassa integrazione, ma nel caso delle operazioni di workers buyout si crea lavoro che genera reddito e gettito fiscale e previdenziale: «per 1 euro investito alla comunità ne ritornano quasi 8 in termini di gettito fiscale e previdenziale» ha ricordato Frangi.
Guardando ai numeri, al 2023 Cfi ha sostenuto 93 imprese cooperative “rigenerate” deliberando investimenti per 57,5 milioni di euro, contribuendo alla continuità dell’occupazione di 2.111 persone. Solo negli ultimi 5 anni Confcooperative ha sostenuto attraverso Fondosviluppo circa 25 workers buyout che hanno dato lavoro a 500 persone con un investimento di oltre 2,5 milioni di euro. «Al governo chiediamo di rinnovare la copertura per la legge Marcora riuscendo anche a potenziarla, i numeri confermano che è un investimento e non una spesa», ha detto Gardini.
Sul tema di riorientare i sostegni economici dagli ammortizzatori passivi a strumenti come il Workers buyout, il sottosegretario Bitonci ha espresso la disponibilità: «Al posto di finanziare la Casa integrazione o altre politiche passive, con questo strumento si mantengono in vita le imprese con l’impegno diretto dei lavoratori che diventano soci - ha detto-, il ministero è concentrato su questo tema, perché questa potrebbe essere una via per risolvere crisi aziendali di medie e piccole imprese garantendo la continuità produttiva».
Giorgio Pogliotti
Redattore esperto
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