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OpenAI, la trasformazione da no-profit a for-profit e l’addio di Mira Murati

di Biagio Simonetta

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OpenAI, la trasformazione da no-profit a for-profit e l’addio di Mira Murati

OpenAI, la trasformazione da no-profit a for-profit e l’addio di Mira Murati

OpenAI si prepara a diventare una società a scopo di lucro, con conseguenze sulla sua missione iniziale. Inoltre, Mira Murati lascia l'azienda

26 settembre 2024
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3' di lettura

La favola della società no-profit che sviluppa intelligenza artificiale per il bene dell’umanità sta per finire. Perché OpenAI sta per diventare a tutti gli effetti una società a scopo di lucro, e il suo ceo, Sam Altman, è pronto ad ottenere il 7% delle quote.

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L’ex start up con sede a San Francisco, che sviluppa la celebre ChatGPT, presto diventerà una società di pubblica utilità, un tipo di ente a scopo di lucro impegnato a migliorare la società, nel tentativo di risultare più attraente per gli investitori. Il consiglio di amministrazione sta lavorando a questa trasformazione che, ad ogni modo, non eviterà polemiche e conseguenze. Perché di fatto va a snaturare l’idea iniziale di OpenAI.

OpenAI è senza alcun dubbio una delle aziende più preziose della Silicon Valley in questo momento. E da qualche settimana il management sta lavorando per raccogliere una cifra vicina ai 6 miliardi di dollari di nuovi finanziamenti. Cifra grazie alla quale la società dovrebbe raggiungere una valutazione di 150 miliardi di dollari. Ma proprio questa nuova raccolta fondi sta accelerando la trasformazione societaria.

Secondo diverse fonti, infatti, se OpenAI non cambiasse forma giuridica entro due anni, gli investitori (tra i quali dovrebbero esserci Apple e Nvidia) potrebbero chiedere indietro i loro soldi.

E poi c’è anche una ragione tecnologica. L’obiettivo finale di OpenAI è il raggiungimento di una intelligenza artificiale generale. Un obiettivo che sembra richiedere una certa potenza economica (serve nuova liquidità per energia e processori), e con una struttura no-profit non sembra semplice compiere quest’ultimo passo. Del resto, la super intelligenza rimane il pallino di Altman, che in un post sul suo blog, appena qualche giorno fa scriveva: «È possibile che avremo la superintelligenza tra qualche migliaio di giorni; forse ci vorrà più tempo, ma sono fiducioso che ci arriveremo».

Intanto, però, una delle figure chiavi di OpenAI - Mira Murati - ha annunciato che lascerà la società. Le ragioni non sono chiarissime, ma potrebbero essere legate proprio alla trasformazione dell’azienda, oppure al raggiungimento dell’AI generale.

Murati, ingegnere albanese laureata a Dartmouth, ha svolto un ruolo chiave nella gestione di importanti rilasci di prodotti, tra cui il famoso chatbot ChatGPT, il suo software di generazione di immagini DALL-E e la sua modalità vocale avanzata recentemente rilasciata che consente agli utenti di parlare con ChatGPT praticamente in tempo reale. Un colpo basso per Altman, che però sembra pronto a consolarsi col 7% di una società miliardaria che potrebbe presto varcare le porte di Wall Street.

La querelle con Musk

Va ricordato che proprio la trasformazione della missione originale dell’azienda è stata alla base della causa intentata (e poi finita nel nulla) da Elon Musk contro Altman e OpenAI. Quando Musk ha co-fondato OpenAI nel 2015, l’obiettivo dichiarato era sviluppare l’intelligenza artificiale per il beneficio dell’umanità, mantenendo una struttura no-profit e trasparente. Tuttavia, Musk ha lasciato l’organizzazione nel 2018, e da allora le sue critiche sono aumentate, soprattutto dopo che OpenAI ha avviato collaborazioni commerciali con Microsoft, ricevendo ingenti investimenti.

Musk ha accusato Altman e gli altri fondatori di OpenAI di aver tradito la missione iniziale, trasformando l’azienda in una realtà orientata al profitto. L’accordo con Microsoft del 2019, in particolare, viene visto come una deviazione significativa dall’idea originaria, soprattutto perché OpenAI ha poi lanciato ChatGPT, un prodotto che ha generato profitti enormi per Microsoft grazie all’integrazione con i suoi servizi cloud. Musk sostiene che OpenAI sia diventata una “filiale” di Microsoft, chiudendo l’accesso open source e puntando a massimizzare i guadagni invece di garantire la sicurezza e l’equità dell’IA.

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