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Passato colpevolmente un po’ di “moda”, il fenomeno del burnout è tutt’altro che svanito e derubricabile a lontano ricordo del periodo Covid e post pandemia: il 48% dei lavoratori a livello globale soffre ancora di patologie legate allo stress lavorativo. Lo dice una ricerca di Boston Consulting Group (“Four Keys to Boosting Inclusion and Beating Burnout”) condotta a inizio 2024 su 11mila addetti aziendali in otto Paesi di diverse aree geografiche, ricerca che conferma come, a un certo punto della carriera, la maggior parte dei dipendenti ha sperimentato sintomi e legati a uno stato di esaurimento caratterizzato da scarsa motivazione e sensazione di inefficienza. Per alcuni gruppi di lavoratori, in particolare, è più frequente riscontrare tali sintomi poiché si trovano spesso ad affrontare disagi sul posto di lavoro dovuti ad atteggiamenti discriminatori, stigmatizzazione e bassa rappresentanza.
Una situazione, quella sopra descritta, che ha interessato da vicino anche l’Italia, in considerazione del fatto che, come confermano da BCG, il numero di italiani che hanno manifestato disagio sul lavoro nei primi mesi di quest’anno è aumentato rispetto al 2023 e costituisce un segnale allarmante che non può essere assolutamente ignorato dalle aziende. Una strada per contrastare gli effetti negativi del fenomeno, secondo gli esperti, è quella dell’inclusione, in ragione del fatto che il benessere dei dipendenti è direttamente collegato allo sviluppo di ambienti aperti alla contaminazione di idee ed esperienze di persone con profili e provenienza diverse.
Lo studio, nello specifico, ha quantificato il sentimento di inclusione dei lavoratori utilizzando l’indice BLISS, uno strumento statistico che ne identifica i fattori a maggiore impatto e che ha rivelato come la probabilità di burnout aumenta con una bassa inclusione in ogni mercato, da 1,2 a 2,6 volte e, allo stesso tempo, si dimezza quando l’inclusione aumenta.
Gli autori del rapporto hanno quindi identificato i quattro elementi a maggiore impatto sul senso di inclusione e capaci di aumentare il benessere dei dipendenti, e sono l’accesso alle risorse, il supporto da parte della leadership, il senso di sicurezza psicologica con il proprio manager diretto ed infine (ma non meno importante) eque opportunità di crescita. E più questi elementi sono sentiti e percepiti, maggiore è la probabilità che aumenti benessere e soddisfazione sul posto di lavoro.
Sentirsi inclusi, osservano ancora gli esperti, può significare molte cose diverse per persone diverse, ma concentrarsi su questi quattro fattori potrebbe essere un punto di partenza per fare le domande giuste ai propri collaboratori e comprenderne l’esperienza, fino a sviluppare e mettere in pratica soluzioni per migliorarne lo status. Una di queste soluzioni è progettare benefit che rispondano in modo mirato alle esigenze delle proprie persone: le aziende, in altre parole, dovrebbero applicare anche ai propri dipendenti lo stesso rigore con cui comprendono i propri clienti, e quindi capire cosa serve per avere lavoratori felici, motivati e fidelizzati, identificandone allo stesso tempo i punti deboli. Utilizzando questi dati come guida, le organizzazioni possono quindi prevedere iniziative per offrire il supporto più adatto ai propri dipendenti, senza necessariamente offrire più benefit, bensì sviluppare una proposta professionale tagliata su misura, dai servizi di assistenza all’infanzia a programmi di consulenza e assistenza finanziaria fino a maggiori opzioni di orario flessibile.
In questo percorso che tende a ridurre i rischi di burnout e preservare il benessere della forza lavoro aziendale, chi ricopre ruoli di vertice all’interno dell’organizzazione beneficia a sua volta del valore generato da ambienti in cui ci si sente supportati e arricchiti. I migliori team leader non si limitano infatti a gestire l’attività della propria squadra, ma incoraggiano la collaborazione, creano ambienti di lavoro produttivi e facilitano le comunicazioni ad ampio spettro, e quindi capacità che il management non può oggi non avere per contribuire ad aumentare il sentimento di inclusione di tutti. I manager più forti, questa la tendenza che delinea lo studio di BCG, dimostrano di apprezzare la diversità e l’inclusione condividendo aspetti della propria identità, valorizzando le voci e le prospettive dei gruppi sottorappresentati e favorendo le relazioni tra i membri del team con background diversi.
Vi sono anche altre forme di prevenzione e di risoluzione dei problemi legati al malessere psicologico correlato allo stress e alla frustrazione maturati in ambito lavorativo, e il primo passo da fare in tal senso è garantire ai propri dipendenti un contesto psicologicamente sano attuando interventi specifici e in maniera continuativa e strutturata. Gli esperti di Speexx, azienda specializzata in formazione linguistica e business coaching, hanno analizzato una serie di interventi promossi da realtà operanti in diversi settori e individuato alcune iniziative che qualsiasi organizzazione può mettere in atto per ottenere un sensibile miglioramento dello stato di salute mentale dei propri collaboratori.
Avviare dei programmi di “idea management”, per esempio, significa organizzare momenti di incontro periodici durante i quali tutti possono condividere proposte innovative rispetto a specifici progetti, consente di aumentare il livello di coinvolgimento di tutti i componenti di un team per contribuire attivamente alla crescita dell’azienda. Analogamente, nell’ottica di favorire lo spirito di autodeterminazione, è buona cosa promuovere processi di valutazione delle performance con un approccio bottom-up, così che i lavoratori possano avere un ruolo attivo nel proprio percorso professionale, fissando personalmente i propri obiettivi annuali che vengono poi discussi con il proprio manager.
Un’altra soluzione correttiva è invece legata agli spazi fisici, che possono essere ripensati e trasformati in chiave benessere: aree simili alle business lounge degli aeroporti con divanetti o angoli per il bookcrossing con l’offerta di cibo sano garantiscono infatti una pausa di qualità, ma soprattutto incoraggiano l’incontro e la relazione fra le persone. Lo spirito di queste iniziative cambia il paradigma del classico caffè consumato in piedi davanti alla macchinetta in maniera frettolosa e apre al piacere di condividere un vero momento di stacco. Le pause, sottolineano da Speex, non solo sono vitali per riacquisire il controllo della propria giornata e una maggiore attenzione, ma permettono anche di stimolare la creatività e trovare nuove idee.
Cultura del benessere, dialogo costante, attenzione all’ascolto e sicurezza psicologica sono quindi i pilastri di una riflessione capace di spingere le organizzazioni a tramutare le parole in azioni concrete, agevolando la tendenza che vede sempre meno lavoratori ricercare la carriera fatta di tappe precostituite e sempre più lavoratori cercare il proprio benessere in quello che si fa e insieme agli altri.
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