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Il Pnrr ricostruisce il 40% delle scuole italiane: 9,3 miliardi per 14.178 interventi

di Manuela Perrone e Gianni Trovati

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Il Pnrr ricostruisce il 40% delle scuole italiane: 9,3 miliardi per 14.178 interventi

Il Pnrr ricostruisce il 40% delle scuole italiane: 9,3 miliardi per 14.178 interventi

L’edilizia assorbe il 78% dei 12,03 miliardi che il Piano dedica a investimenti nel mondo dell’istruzione: in campo anche 36.343 progetti per l’innovazione, la formazione del personale e la lotta alla dispersione

20 novembre 2024
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3' di lettura

Il Pnrr punta a rifare il 40% delle scuole italiane, con ristrutturazioni progettate nel nome della sicurezza antisismica, dell’efficientamento energetico e dell’ampliamento di strutture e palestre. Ma quello edilizio è solo il più immediatamente percepibile tra i tanti filoni di intervento che il Piano nazionale di ripresa e resilienza dedica all’istruzione, un capitolo che nel complesso raduna 50.530 iniziative, cioè il 16,5% delle iniziative presenti nel censimento generale condotto attraverso i codici unici di progetto (Cup). Questi investimenti, per un valore cumulato di 12,03 miliardi, oltre che all’hardware rappresentato da aule, mense e palestre si occupano anche del software della scuola, con 36.343 progetti per la formazione, l’aggiornamento e l’orientamento di insegnanti e studenti e con una piccola quota di stage, tirocini e percorsi di alternanza scuola-lavoro.

Il cuore del Piano

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Quello indagato dalla nuova puntata del «Pnrr delle cose», il progetto condotto dal Sole 24 Ore in collaborazione con Ifel per esaminare le ricadute effettive degli investimenti finanziati dal debito comune europeo sulla vita reale di cittadini e territori, è insomma un terreno cruciale nel panorama del Piano. Ed è anche uno dei più vicini al cuore strategico del Next Generation Eu, che al di là dei dibattiti continui su milestones, target, spesa effettiva e stato di attuazione nasce con lo sguardo rivolto al futuro per dare ai Paesi, e prima di tutto all’Italia che ne è il principale destinatario, un’eredità strutturale in termini di maggiore crescita potenziale, e quindi di miglioramento del capitale umano e della sua formazione. In un programma intitolato alla «Next Generation», del resto, la scuola non può che essere un pilastro centrale.

I numeri dell’edilizia

Nella classificazione generale dei progetti, in realtà l’edilizia scolastica è minoritaria, con i suoi 14.178 interventi che rappresentano il 28,06% del totale. Il gruppo più numeroso è costituito dalle iniziative dedicate a «formazione e istruzione all’interno dell’obbligo scolastico», che si occupano di creare nuovi percorsi formativi, sviluppare le competenze digitali del personale e degli studenti, migliorare l’orientamento e avviare programmi di inclusione nei territori più colpiti dalla dispersione scolastica. In totale, si tratta di 36.343 casi che, affiancati dai 9 progetti di stage, tirocini e alternanza coprono quindi il 71,94% dei progetti. In termini economici si fa invece chiaro il primato dell’edilizia, cioè il terreno che vede tra i suoi primi soggetti attuatori i Comuni: i suoi 9,39 miliardi di investimenti che rappresentano il 78,03% del portafoglio destinato dal Pnrr al mondo della scuola.
In questo ambito i filoni sono due: i lavori di adeguamento e restauro sono 12.284 e valgono 5,33 miliardi In cantiere c’è però anche la costruzione di 1.894 nuove scuole, per 4.05 miliardi di euro. Morale: se tutto andrà come deve, a fine piano l’Italia avrà ristrutturato o ricostruito ex novo il 39,6% 35.822 sedi scolastiche pubbliche e private censite dal Portale unico dei dati gestito dal ministero dell’Istruzione. Gli interventi di ristrutturazione valgono in media 434mila euro, quelli di costruzione ex novo arrivano a 2,14 milioni a testa.

Il software della scuola

Ma muri, tetti e serramenti auspicabilmente efficienti dal punto di vista energetico sono solo la premessa indispensabile dell’istruzione. Che ha bisogno di molta benzina sul piano più immateriale, ma ancora più importante, della formazione e dell’inclusione sociale. Qui i 2,64 miliardi distrubuiti fra 36.343 iniziative (72.668 euro cadauna) quasi equamente distrubuite fra docenti (a loro è rivolto il 51,45% dei progetti) e studenti, rivelano un imponente sforzo di fantasia delle istituzioni scolastiche e territoriali per provare ad andare incontro alle esigenze giudicate prioritarie nei diversi contesti. Il quadro è molto ricco, e sostanzialmente impossibile da riassumere in termini generali in un panorama che abbraccia tutte le aree del Paese e i livelli di istruzione.
Per esempio in Piemonte la Fondazione Its per le per le tecnologie dell’informazione e della telecomunicazione, attiva fra Torino, Novara e Bra (provincia di Cuneo), ha ottenuto 9,7 milioni di euro per un ampio carnet di progetti di orientamento individuale e di gruppo e per percorsi di aggiornamento di docenti ed esperti nelle nuove tecnologie con l’obiettivo di potenziare una delle offerte formative oggi più promettenti sul piano occupazionale. In Puglia l’Its per la mobilità sostenibile ha invece un budget da 6,2 milioni per la formazione di classi di studenti nel settore dell’Aerospazio. Mentre a Erice, in provincia di Trapani, l’Istituto Florio ha messo in campo iniziative da 387mila euro per la creazione di team di docenti formati nella prevenzione della dispersione scolastica dei ragazzi a rischio abbandono. Nella scuola, insomma, il Pnrr prova ad arrivare dappertutto: e fra non molto, ormai, sarà tempo per i primi consuntivi.

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