Toyota e Mazda sospendono le vendite di 5 modelli a causa di irregolarità nelle certificazioni
5' di lettura
A sei mesi dallo scandalo Daihatsu sui crash test truccati, un nuovo caso terremota il mondo dell’auto in Giappone al termine di un’ispezione decisa dal ministero dei Trasporti su 85 tra produttori e fornitori di componenti. Toyota e Mazda hanno temporaneamente sospeso le spedizioni e le vendite di alcuni veicoli dopo che il ministero dei Trasporti giapponese ha riscontrato dati non corretti nelle richieste di certificazione dei loro modelli. Il ministero ha rilevato irregolarità anche nelle richieste di Honda, Suzuki e Yamaha.
In particolare, Toyota ha sospeso le spedizioni e le vendite di tre modelli fabbricati in Giappone: Corolla Fielder, Corolla Axio e Yaris Cross. Altri quattro non lo sono più. Secondo il primo produttore mondiale di automobili per volumi (11,2 milioni di auto vendute nel 2023 - +7,2% - quasi 99mila in Italia, terzo brand dopo Fiat e Volkswagen; ma nei primi 5 mesi del 2024 il brand tedesco è stato superato: 55mila unità contro 54mila grazie a un +24% contro -4,3%) tali modelli «sono stati testati utilizzando metodi diversi dagli standard governativi». Le sospensioni che interesseranno i tre modelli influenzeranno due linee di assemblaggio da cui escono 130mila unità all’anno.
Il presidente del consiglio di amministrazione di Toyota, Akio Toyoda, 68 anni, si è scusato per le irregolarità riscontrate. «Abbiamo trascurato il processo di certificazione - ha dichiarato - e prodotto in serie le nostre auto senza aver prima preso le dovute precauzioni. Per questo chiediamo scusa ai nostri clienti e a tutti gli appassionati di automobili». Toyoda, che è stato ceo per 14 anni fino a gennaio 2023 prima di passare la mano, ha però assicurato che i veicoli «hanno superato determinati standard stabiliti dalla legge». I test falsati hanno riguardato l’uso di dati inadeguati o obsoleti nelle prove di collisione e l’errata verifica del corretto funzionamento degli airbag e dei danni ai sedili posteriori in caso di incidente. Anche i test sulla potenza del motore sono risultati falsi, comprendendo i modelli fuori produzione. «Ci scusiamo sinceramente», ha detto Toyoda, con un profondo inchino, durante una conferenza stampa a Tokyo. Yoshimasa Hayashi, portavoce del governo giapponese, ha definito il comportamento dei produttori interessati «deplorevole».
Questo nuovo scandalo potrebbe essere un brutto colpo per la reputazione del colosso nipponico, proprio all’indomani della presentazione di nuovi motori endotermici a basse emissioni su cui si basa la filosofia Toyota. La casa giapponese non ha seguito l’onda della rivoluzione elettrica mentre le sue auto ibride riscuotono successo nel mondo. Il mercato ne ha tenuto conto: il titolo a Tokyo segna una crescita del 65% negli ultimi 12 mesi (+46% a Wall Street), andamento notevolmente migliore di quello dei principali concorrenti.
Nelle prime due sedute della settimana Toyota ha perso poco meno del 4%. Mazda ha perso il 5,6%. Honda ha perso il 3,8%, mentre Yamaha è scesa dell’1,8% e le azioni di Suzuki del 4,7% dai massimi della seduta di lunedì. L’indice Nikkei martedì ha chiuso in ribasso dello 0,2 per cento.
Alcuni analisti ritengono che su Toyota, guidata dal ceo Koji Sato (54 anni) dal 26 gennaio 2023, aumenterà la pressione per un cambiamento nella governance. I proxy Glass Lewis e Institutional Shareholder Services hanno raccomandato agli azionisti - già prima dei nuovi sviluppi - di votare contro la rielezione del presidente Toyoda all’assemblea annuale del 21 giugno. Toyoda, nipote del fondatore dell’azienda, è stato rieletto lo scorso anno con circa l’85% dei consensi, in calo rispetto al 96% dell’anno precedente. La casa giapponese aveva dichiarato in precedenza che il suo consiglio di amministrazione soddisfa gli standard di governance stabiliti dalla Borsa di Tokyo.
Secondo altri analisti l’impatto sulle vendite sarà probabilmente limitato, dato che sta sospendendo le vendite di tre modelli soltanto e molti dei suoi rivali domestici non hanno ugualmente rispettato gli standard governativi. Gli scandali sui test di sicurezza hanno in precedenza causato interruzioni della produzione nelle società del gruppo Toyota e le ultime rivelazioni potrebbero interrompere la produzione presso i subappaltatori e le piccole imprese nella vasta catena di approvvigionamento del Giappone.
Ciò potrebbe portare a un effetto a catena sull’economia del Sol Levante, ha affermato Toshihiro Nagahama, capo economista presso il Dai-ichi Life Research Institute. «L’impatto non può essere ignorato», ha osservato Nagahama, aggiungendo che potrebbe danneggiare la crescita economica del Giappone in questo trimestre se i subappaltatori subiranno interruzioni e i consumatori diventeranno più riluttanti a comprare auto.
Allo stato attuale, comunque, questa la tesi difensiva di Toyota, «non sussistono violazioni di leggi e regolamenti. Di conseguenza, non è necessario interrompere l’utilizzo dei veicoli in questione». Il gruppo, come detto, si è adeguato all’ingiunzione del ministero, sospendendo le vendite e le consegne in Giappone dei tre modelli interessati e ancora prodotti nel Paese.
Toyota ha inoltre affermato che sta ancora lavorando su questioni relative all’efficienza del carburante e alle emissioni dei veicoli, con l’obiettivo di completare l’indagine entro la fine di giugno.
Mazda, dal canto suo (1,25 milioni di auto vendute nel 2023 - +14,8% - di cui 15mila in Italia), ha ammesso i problemi di comunicazione sui risultati dei test in cinque modelli, inclusi la Mazda2 e la Roadster RF. Sono state identificate irregolarità in oltre 150mila unità prodotte dal 2014 per il mercato giapponese e sono state fermate le spedizioni dei due modelli, Roadster e Mazda 2. Il ceo Masahiro Moro ha attribuito i problemi relativi ai dati a interpretazioni errate dei manuali di procedura poco chiari da parte dei dipendenti, non a una «falsificazione dolosa». La sospensione potrebbe riguardare 3.500 ordini e la casa automobilistica non sta considerando richiami.
Passando a Yamaha, invece, il modello sotto esame è, ovviamente, una moto sportiva. Quanto a Honda ha trovato irregolarità nei test su rumorosità e prestazioni riguardo ad alcuni modelli prodotti fino a ottobre 2017.
Nel caso Daihatsu, casa nota per la produzione delle piccole kei car (fenomeno giapponese) , a fine dicembre erano emerse gravi irregolarità nei test di sicurezza dei veicoli, che risalivano fino al 1989. L’inchiesta, condotta da un comitato indipendente, aveva scoperto che Daihatsu aveva manipolato i test di sicurezza, in particolare quelli relativi al controllo degli airbag e alla struttura delle porte dei veicoli per evitare rotture pericolose durante gli impatti laterali.
In particolare, Daihatsu ha ammesso di aver falsificato i test di sicurezza per 64 modelli, inclusi quelli venduti sotto il marchio Toyota e in collaborazione con altri produttori come Mazda e Subaru. Queste manipolazioni riguardavano la modifica dei risultati dei test per garantire la conformità ai regolamenti di sicurezza, utilizzando unità di controllo degli airbag diverse rispetto a quelle vendute al pubblico e modificando la struttura interna delle porte per evitare che si rompessero in pezzi taglienti durante i crash test.
Daihatsu ha ripreso la produzione ai primi di maggio. La casa controllata da Toyota si è ritirata dal mercato europeo nel 2013 a causa delle vendite deludenti.
I funzionari del ministero dei trasporti giapponese hanno avviato un’indagine presso la sede centrale di Toyota martedì dopo che Toyota, Mazda, Honda, Suzuki e Yamaha Motor hanno dichiarato di aver presentato dati errati o manipolati durante la richiesta di certificazione dei veicoli. (Al.An.)
P.I. 00777910159 Dati societari
© Copyright Il Sole 24 Ore Tutti i diritti riservati
Per la tua pubblicità sul sito: 24 Ore System
Informativa sui cookie Privacy policy