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Superbonus, cessione crediti. Allarme Ance: 25mila imprese a rischio

Per l’Associazione nazionale costruttori «fermando l’acquisto dei crediti da parte delle Regioni ci sarà una grave crisi sociale ed economica per migliaia di famiglie e imprese»

Bonus casa, 15 miliardi di crediti bloccati mettono a rischio 25mila imprese

4' di lettura

L’ordine del giorno del Consiglio dei ministri, convocato in data odierna alle ore 16.30 a Palazzo Chigi, è integrato con il decreto legge Misure urgenti in materia di cessione di crediti d’imposta relativi agli incentivi fiscali. Lo comunica Palazzo Chigi. La norma inserita all’ordine del giorno del Cdm prevederebbe che le pubbliche amministrazioni, come i Comuni o le Regioni, non possano più acquistare i crediti fiscali legati al Superbonus. L’obiettivo sarebbe quello di evitare la formazione di nuovo debito pubblico.

Nella mattinata del 16 febbraio era arrivato l’allarme dei costruttori contro l’ipotesi di blocco delle iniziative regionali che stanno facendosi carico dei crediti per i bonus edilizia rimasti incagliati e sulle spalle delle imprese. Per l’Associazione nazionale costruttori (Ance), «fermando l’acquisto dei crediti da parte delle Regioni senza una soluzione strutturale alternativa ci sarà una grave crisi sociale ed economica per migliaia di famiglie e imprese».

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L’allarme dell’Ance sui crediti incagliati

«Se il Governo blocca l’acquisto dei crediti da parte degli enti pubblici, che si stanno facendo carico di risolvere un’emergenza sociale ed economica sottovalutata dalle amministrazioni centrali, senza aver individuato ancora una soluzione strutturale, migliaia di imprese rimarranno definitivamente senza liquidità e i cantieri si fermeranno del tutto con gravi conseguenze per la famiglie», spiega la presidente Ance, Federica Brancaccio, commentando le notizie di stampa secondo le quali l’Esecutivo starebbe per inserire nel decreto legge sul Pnrr una norma che di fatto bloccherebbe la facoltà degli enti pubblici di acquistare i crediti incagliati derivanti dai bonus edilizi.

Il Governo e lo stop all’acquisto crediti da parte delle Regioni

«Spero che si tratti di un errore. Non posso credere che il Governo pensi di fermare il processo di acquisto dei crediti da parte delle Regioni senza prima aver individuato una soluzione strutturale che eviti il tracollo», richiama la Brancaccio.

«È da ottobre che aspettiamo di capire come si pensa di risolvere una situazione che è diventata drammatica: non ci rendiamo conto delle conseguenze devastanti sul piano economico sociale di una decisione del genere».

L’Ance chiede un «segnale immediato del governo per una soluzione concreta e strutturale» sullo sblocco dei crediti. «Come Ance ci siamo già fatti carico insieme ad Abi di individuare un’efficace via d’uscita compatibile anche con la recente pronuncia di Eurostat. Dobbiamo intervenire: non c’è più tempo», conclude Brancaccio.

Fillea-Cgil: pronti allo sciopero

“Con il blocco alla cessione dei crediti e dello sconto in fattura per i bonus edili si perderanno nell’edilizia privata circa centomila posti di lavoro e molte imprese chiuderanno” afferma il segretario generale della Fillea, il sindacato delle costruzioni della Cgil, Alessandro Genovesi, secondo cui “questo è un attacco del governo senza precedenti alle imprese più serie, ai lavoratori del settore e alle famiglie più in difficoltà. Se non tornerà sui propri passi e aprirà un tavolo di confronto, metteremo in campo tutte le necessarie azioni di mobilitazione, compreso lo sciopero generale di tutta la filiera delle costruzioni”.

Anche le imprese sul piede di guerra

Dalla Cna a Confartigianato, anche le imprese sono sul piede di guerra. “Risolvere, con un compratore di ultima istanza, il grave problema dei crediti incagliati degli imprenditori che hanno effettuato lavori utilizzando i bonus edilizia e riattivare un sistema sostenibile e strutturale degli incentivi per il risparmio e l’efficientamento energetico degli edifici” sollecita il Presidente di Confartigianato Marco Granelli che sottolinea: “Da tempo sosteniamo la necessità di ridiscutere il sistema degli incentivi. Ma ora non si possono lasciare imprese e famiglie in mezzo al guado e la soluzione contenuta nel decreto legge appena varato non appare efficace. Confidiamo che il tavolo di confronto annunciato per lunedì non sia soltanto occasione per una presa d’atto, ma la sede permanente di una riflessione che deve portare tutte le parti coinvolte a cercare soluzioni equilibrate”.

M5s e Pd all’attacco, Calenda difende Giorgetti

«“Pronti a tutelare i diritti del Superbonus e a migliorare le agevolazioni edilizie. Sempre dalla parte delle imprese”. Così a settembre recitava non un volantino elettorale del M5s, ma un tweet di Giorgia Meloni. Nella più sguaiata delle inversioni U, arrivata guarda caso la settimana dopo le regionali, la premier ha dato mandato a Giorgetti di completare la furia devastatrice nei confronti della misura, in piena continuità con quel Mario Draghi che l’attuale presidente del Consiglio ha fintamente osteggiato per quasi due anni lucrandoci sopra svariati consensi. Il risultato dell’opera demolitoria del ministro dell’Economia ora regala un bel baratro a tutta la filiera italiana dell’edilizia, che nell’ultimo triennio grazie al Superbonus si è elevata a locomotiva d’Europa. Il grido di disperazione di Cna, Ance, Confedilizia e tante altre associazioni parla di un uragano pronto a mandare all’aria 40 mila imprese, con un’impressionante emorragia di posti di lavoro. In questo scenario apocalittico, sorprende la posizione supina di Forza Italia, ormai completamente “bullizzata” dalle imposizioni della premier». Così in una nota i deputati M5s in comm. Attività Produttive Emma Pavanelli, Chiara Appendino, Alessandra Todde e Enrico Cappelletti. E sulla stessa lunghezza d’onda viaggia il candidato alle primarie Pd Stefano Bonaccini: “Dalla sera alla mattina hanno cambiato le regole, si può anche fare ma bisogna avere capacità e buonsenso di chiamare le parti sociali. Qui ci sono imprese che hanno già avuto a che fare con caro bollette, costo dei materiali... Basta vedere non la mia reazione, ma quella di imprese e sindacati”. Chi invece prende le difese di Giorgetti e del decreto è Carlo Calenda. “Le parole di Giorgetti le condivido. Giorgetti ha ragione nell’importo, il totale dei bonus è di 120,1 mld di euro, metti a posto la Sanità per 15 anni. È una cosa fatta nel modo del tutto scellerato, è stato dato a tutti, una cosa folle, mai fatta” ha detto Calenda. “Ora non capisco perchè il governo non dice ’dalla prossima volta’. Immagino che l’Europa ha detto basta, non potete prendere soldi e buttarli -ha aggiunto il leader di Azione-. Quello che si deve fare è non rendere più cedibili i futuri crediti”.

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