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Sui social network solo con documento d’identità: la proposta di Italia Viva tra pro e contro

di Biagio Simonetta

Attacchi hacker e fake news, "è iniziata l'era della cyber war"

La proposta del deputato renziano Luigi Marattin è diventata una petizione: l’obiettivo è obbligare chiunque apra un profilo social a presentare un documento d’identità per porre un freno a fake, odio e profili falsi. I pro e i contro

29 ottobre 2019
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3' di lettura

È possibile contrastare l’ odio online eliminando l’anonimato? La domanda è molto ricorrente. Soprattutto da quando il deputato renziano Luigi Marattin ha lanciato la sfida per una legge che obblighi chiunque apra un profilo social a presentare un documento d’identità.

Una sfida che, dopo un primo tweet, nel giro di qualche ora è diventata una petizione vera e propria sul sito di Italia Viva: «Basta fake: stop ai profili falsi sui social network». Obiettivo 10mila firme, per una proposta che ritiene «che anche i social network, per legge ed avvalendosi di autorità terze, possano esser messi nelle condizioni di garantire che a un account corrisponda un nome e un cognome di una persona reale, eventualmente rintracciabile in caso di violazioni di legge».

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Libertà d’espressione contro sicurezza
L’idea di Marattin non è passata inosservata, e ha scatenato tutta una serie di reazioni. Tuttavia, l’argomento in ballo è di quelli spinosi. E si muove su quel filo sottile che da sempre divide privacy e sicurezza. Secondo diverse scuole di pensiero, del resto, la possibilità di rimanere anonimi in Rete è una garanzia di libertà di espressione.

Che esista l’odio online, però, non è un’opinione. E non è un’opinione neanche la semplicità con cui oggi è possibile aprire un account social. Proviamo allora a capire, dal punto di vista tecnologico, come stanno le cose.

Limiti di età aggirabili
Oggi, per aprire un account Facebook bastano pochissimi passaggi: si accede a facebook.com, si inerisce nome, indirizzo e-mail o numero di cellulare, password, data di nascita e genere, si clicca su “Iscriviti”. Poi basta confermare il tutto accedendo all’e-mail e il gioco è fatto. C’è un limite d’età per iscriversi, che in Italia è 13 anni. Ma chi lo viola cosa rischia? In pratica nulla, se non la chiusura dell’account, nel caso Facebook mai se ne accorgesse. Le stesse regole valgono anche per Instagram (e quelle di Twitter sono quasi identiche), ed è abbastanza palese che raggirarle sia un gioco da ragazzi.

Per aprire un account falso, dunque, bastano un paio di minuti. Ed è così un po’ in tutto il mondo occidentale.

Le piattaforme online, oggi, offrono pochi strumenti per contrastare l’anonimato in rete. E in questo senso, forse, la proposta di Marattin potrebbe rivelarsi addirittura un ulteriore alleggerimento di responsabilità per Facebook e soci.

Perseguire i reati non sempre è possibile
Tuttavia, nonostante l’anonimato galoppante, oggi è già possibile perseguire un utente che in Rete commette un reato. Perché, tramite rogatoria, si può risalire all’indirizzo IP del responsabile. Un paio di anni fa, un utente italiano venne individuato dal Cnaipic (Centro anticrimine informatico della Polizia) dopo aver postato su Facebook un fotomontaggio che ritraeva Laura Boldrini con la testa insanguinata, con su la scritta «Sgozzata da un nigeriano inferocito, questa è la fine che deve fare così per apprezzare le usanze dei suoi amici».

Esistono però molteplici casi più complessi, dove l’autenticazione tramite documento potrebbe essere una prima forma di contrasto. Non di rado, infatti, gli autori di reati online (come la propagazione dell’odio ) operano in modalità protette, mascherando il loro indirizzo IP e diventando, così, quasi invisibili: con nome falso e IP falso, è difficile porre un freno.

Campagne d’odio extraterritoriali
Non va dimenticato, però, che le campagne d’odio che hanno creato più grattacapi a Zuckerberg hanno matrici ben più strutturate del singolo utente (si veda alla voce Russiagate ). E spesso sono veicolate da società con sede in Paesi dove un’eventuale legge italiana sul check documentale non avrebbe effetti.

L’argomento è destinato a dividere, insomma. E sembra difficile, oggi, prevedere quale sarà la storia di questa petizione indetta da Italia Viva. Di certo, non troverà solo consensi.

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