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Troppo caro: un italiano su tre non compra più l’olio extravergine di oliva

di Micaela Cappellini

L’olio extravergine è troppo caro, un italiano su tre non lo sceglie più

Con i prezzi che hanno raggiunto i 9 euro a bottiglia, secondo un’indagine dell’Istituto Piepoli il 45% dei consumatori in cucina ha riscoperto l’olio di semi

7 marzo 2024
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3' di lettura

Il prezzo dell’olio extravergine di oliva è arrivato a 9 euro a bottiglia e un consumatore su tre non lo acquista più come prima. L’allarme arriva da un’indagine condotta dall’Istituto Piepoli, che ha intervistato un campione di italiani. I dati verranno presentati domani a Bitonto, nell’ambito del seminario di Cibus Lab dedicato all’olio d’oliva e co-organizzato da Cibus di Parma.

Secondo gli autori dell’indagine, sul mercato dell’oro giallo si è abbattuta una tempesta perfetta, peraltro non circoscritta ai confini della penisola. La crisi climatica che ha portato a una diminuzione della produzione mondiale di olio d’oliva ha colpito duro soprattutto in Spagna, i cui produttori sono stati a lungo in grado di inondare il mercato con bottiglie d’olio a prezzi competitivi. Tutto questo non si è però potuto ripetere nel 2023, quando il drastico calo della produzione spagnola ha portato alla carenza di prodotto sul mercato e al conseguente raddoppio del costo medio al litro sugli scaffali della grande distribuzione. Da qui l’allontanamento dei consumatori.

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I numeri dell’indagine

Secondo lo studio Piepoli, l’aumento del prezzo da 4 a 9 euro a bottiglia ha cambiato le abitudini d’acquisto di circa il 30% dei consumatori. In particolare il 47% degli intervistati dichiara di aver diminuito il consumo del 30% e il 40% dice di averlo dimezzato. Più in generale, il 45% del campione sostiene di aver cambiato le proprie abitudini in cucina passando al più economico olio di semi: molti solo per cucinare, alcuni anche per condire.

Secondo l’Istituto Piepoli, questa fuga dall’olio avrà delle conseguenze durature e potrebbe portare a una riduzione stabile dei consumi anche del 40%: «In Italia - spiega Sara Merigo, ad dell’Istituto - l’olio è da sempre un prodotto largamente consumato dai cittadini e la riduzione dei consumi da un lato, unita alla trasformazione delle abitudini dall’altro, inciderà su lungo periodo su un comparto che rappresenta una vera eccellenza italiana». I consumatori, insomma, sono sempre più attenti alla variabile prezzo: rispetto ai 3 o 4 euro a bottiglia in offerta negli anni passati, sono consapevoli di non poter più pagare un prezzo così basso. Ma alla domanda su quale debba essere il giusto costo di una buona bottiglia di extravergine made in Italy, la metà degli intervistati risponde 7 euro.

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La reazione dei produttori di olio

I produttori però non sono totalmente d’accordo con questi numeri. «Quelle delle indagini a campione sono risposte istintive, che tengono conto degli umori - sostiene Zefferino Monini, amministratore delegato dell’omonimo oleificio - i dati Nielsen, che tracciano gli acquisti reali, mostrano sì un calo, ma più contenuto. Per il 2023 le vendite di olio extravergine nella Gdo sono diminuite del 9,5% e la media per i mesi di gennaio e febbraio 2024 indicano un calo dei volumi intorno al 7,8%». La pancia dei consumatori, però, non va ignorata, perché è indice di un’intenzione d’acquisto per il futuro, e questo futuro non pare roseo. Gli occhi sono puntati sul prezzo: «Il mercato ha cominciato a gonfiare le quotazioni quando si è iniziato a capire che la campagna olivicola stava andando male - racconta Monini - per il futuro, molto dipenderà da come andrà il prossimo raccolto. La primavera sembra promettere bene, quanto a piogge. Se tutto procederà senza intoppi, e la prossima campagna olivicola sarà soddisfacente non solo in Italia, possiamo aspettarci un abbassamento dei prezzi nel 2025 intorno ai 6 euro a bottiglia».

Anche per Chiara Coricelli, ad della Pietro Coricelli, il calo reale dei consumi è più basso di quello indicato dall’indagine. Ma soprattutto, in controtendenza gli acquisti di extravergine 100% italiano sarebbero in crescita. «I consumatori - spiega - dato che devono spendere di più per comprare l’olio, preferiscono spendere per un prodotto made in Italy». E questo è un bene per tutta la filiera: «Con 3 euro alla bottiglia - dice - eravamo arrivati a una svalutazione dell’extravergine. Prezzi come questi erano insostenibili per retribuire adeguatamente tutta la filiera. Magari qualche centesimo di abbassamento non guasta, rispetto ai 9 euro di oggi, ma ci vuole una giusta rivalutazione del prodotto. L’olio era diventato una commodity, ma non ha i numeri per essere una commodity. L’extravergine è un prodotto premium e deve essere valorizzato proprio come è successo per il vino».

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