di Giuseppe Latour e Marco Mobili
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Stop a tutte le cessioni dei crediti di tutti i bonus fiscali, a partire ovviamente dal superbonus. Spunta anche questa novità nel decreto in materia di crediti fiscali che il governo ha approvato nel Consiglio dei ministri e già approdato all’esame della Camera dopo la pubblicazione lampo sulla Gazzetta Ufficiale. Mentre diventa subito operativo il divieto di acquisti per le pubbliche amministrazioni, anticipato nelle scorse ore da Il Sole 24 Ore, l’esecutivo ha optato per un clamoroso dietrofront per bloccare il caos che ormai da mesi domina il mercato dei crediti fiscali legati ai lavori edilizi.
Sono, allora, tre le linee sulle quali ha lavorato il Governo per correggere le norme sulle cessioni dei crediti. Nel decreto legge n. 11 del 16 febbraio 2023 la prima, e più clamorosa, prevede lo stop di tutte le cessioni di bonus fiscali. In sostanza, il Governo ha disattivato la norma quadro che regola le cessioni (l’articolo 121 del decreto Rilancio). Sono comunque esclusi da questa novità gli interventi già avviati.
La seconda linea di intervento blocca sul nascere le operazioni di acquisto di crediti da parte di Regioni e altri enti pubblici. La norma introduce un divieto secco per Comuni, Province e Regioni e tutti gli enti che rientrano nel cosiddetto “perimetro della Pa” di acquistare crediti fiscali legati a lavori di ristrutturazione. Queste operazioni di acquisto, infatti, potrebbero essere contabilizzate come indebitamento, possibile solo in forme limitatissime. Muoiono così sul nascere iniziative come quella della Provincia di Treviso, che ha annunciato l’acquisto di 14,5 milioni di euro da due banche pochi giorni fa, o della Regione Sardegna, che ha approvato una norma per l’acquisto di crediti nella sua legge di Stabilità.
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Il terzo intervento, infine, riprende la circolare n. 33/E di ottobre dell’agenzia delle Entrate, limitando la responsabilità del fornitore che ha applicato lo sconto in fattura e dei cessionari dei crediti. Viene escluso che questi soggetti abbiano avuto una condotta negligente quando abbiano acquisito una serie di documenti: titoli edilizi, notifica alla Asl, prove foto e video dell’esecuzione dei lavori, visure catastali, visti, asseverazioni. Questa esclusione riguarda anche i correntisti che comprano dalle banche.
Il decreto legge sulla cessione dei crediti derivanti da incentivi fiscali «ha un duplice obiettivo: cercare di risolvere il problema che riguarda la categoria delle imprese edili per l’enorme massa di crediti fiscali incagliati e mettere in sicurezza i conti pubblici». Così il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, in conferenza stampa a Palazzo Chigi. Nel difendere la bontà del provvedimento Giorgetti ha poi citato le parole dell’ex presidente del Consiglio Mario Draghi (il video): «Comprendo la posizione delle imprese ma mi permetto di citare una persona di cui ho molta stima e con cui ho fatto il ministro, che disse che il problema non è il superbonus ma sono i meccanismi di cessione disegnati senza discrimine e discernimento.Vorrei puntualizzare che non tocchiamo il Superbonus, interveniamo sulla cessione dei crediti d’imposta che ammontano direi a 110 miliardi, questo è l’ordine di grandezza che deve essere gestito, l’obiettivo è dare la possibilità di gestirlo».
Abbiamo «chiarito per legge i confini della responsabilità solidale da parte dei cessionari dei crediti» e questo risponde all’obiettivo di «eliminare le incertezze, dubbi e riserve che hanno fatto sì che tanti intermediari, in particolare le banche evitassero da qualche mese di assorbire e quindi di scontare questi crediti», ha aggiunto il ministro dell’Economia. «Traendo spunto dalla decisione adottata e comunicata in Parlamento da Eurostat abbiamo deciso di porre divieto alle amministrazioni locali e Regioni di procedere a questi sconti perché avrebbero impatto diretto sul debito pubblico», precisando che dal 17 febbraio «rimarranno tutte le forme di bonus però solo nella forma di detrazione di imposta».
Il decreto legge sul Superbonus e gli altri bonus edilizi approvato ieri dal Consiglio dei ministri «fornisce un chiarimento e un utile contributo per la maggiore certezza giuridica delle cessioni dei crediti e contribuisce a riattivare le compravendite di tali crediti di imposta». Lo afferma l’Abi sottolineando in una nota che «in caso di mancata sussistenza dei requisiti che danno diritto ai benefici fiscali, il fornitore che ha applicato lo sconto e i cessionari che hanno acquisito il credito, in possesso della documentazione che dimostra l’effettività dei lavori realizzati, non saranno responsabili in solido, a meno che ci sia dolo».
Abi e Ance apprezzano i chiarimenti del decreto sul superbonus emanato ieri dal governo sulla responsabilità, che permette di riavviare la cessione dei crediti ma chiedono una «misura tempestiva» che consenta «immediatamente alle banche di ampliare la propria capacità di acquisto utilizzando una parte dei debiti fiscali raccolti con gli F24, compensandoli con i crediti da bonus edilizi ceduti dalle imprese e acquisiti dalle banche». Le due associazioni sottolineano che i tempi del riavvio di tali compravendite non sono compatibili con la crisi di liquidità delle tante imprese che non riescono a cedere i crediti fiscali.
Maurizio Leo, viceministro per l’Economia e le Finanze, ha spiegato così la scelta del Governo: «Si doveva intervenire per arginare una situazione abnorme con 110 miliardi per il Superbonus che gravavano sulle casse dello Stato. Lo abbiamo fatto attraverso un intervento mirato a evitare che gli enti locali potessero acquistare questi crediti generando ulteriori difficoltà nei loro bilanci. Anche i mercati ci avrebbero creato grandi problemi. Siamo pronti a incontrare le associazioni di categoria e i professionisti per cercare nuove soluzioni perché abbiamo a cuore le esigenze delle imprese».
«Prendiamo atto della decisione del governo italiano sul Superbonus. Tra gli obiettivi della misura ce ne era uno che ci stava molto a cuore, quello di migliorare le classi energetiche delle abitazioni. Riconosco però le preoccupazioni del ministro Giorgetti sulle conseguenze sui conti pubblici». Così il Commissario europeo all’Economia Paolo Gentiloni (PD), ospite di Lilli Gruber a Otto e mezzo su La7.
«Credo che sia una decisione sbagliata. È il solito metodo che questo governo sta utilizzando di non discutere, di non parlare con i soggetti interessati, imprese. lavoratori e quindi il sindacato. È un metodo sbagliato che non va bene e porterà dei danni al Paese se continuano a muoversi in questa direzione» è stato il commento del leader della Cgil, Maurizio Landini. «Certo, si possono fare delle correzioni, stabilire a chi darlo o meno a seconda degli obiettivi: un conto è favorire chi ha più case un conto altre situazioni. Oggi, invece, si discute solo su dove si mettono i soldi. Trovo singolare che si faccia un’operazione di questo genere senza discutere con nessuno», ha aggiunto Landini.
«Con il blocco alla cessione dei crediti e dello sconto in fattura per i bonus edili si perderanno nell’edilizia privata circa centomila posti di lavoro e molte imprese chiuderanno». Lo afferma il segretario generale della Fillea, il sindacato delle costruzioni della Cgil, Alessandro Genovesi, secondo cui «questo è un attacco del governo senza precedenti alle imprese più serie, ai lavoratori del settore e alle famiglie più in difficoltà. Se non tornerà sui propri passi e aprirà un tavolo di confronto, metteremo in campo tutte le necessarie azioni di mobilitazione, compreso lo sciopero generale di tutta la filiera delle costruzioni».
Per il Consiglio nazionale degli ingegneri il decreto «rischia di generare uno shock di notevoli proporzioni tenuto conto del numero consistente di cantieri che si stanno ancora aprendo e del livello estremamente elevato di crediti pregressi incagliati». «La bolla - avvertono gli ingegneri - rischia di scoppiare per l’intempestività della decisione del Governo di porre fine ad uno strumento che, nel bene o nel male, ha sostenuto un meccanismo ancora più ampio, quello dei bonus e dei Superbonus per l’edilizia, che hanno contributo non poco al rilancio dell'economia nella fase post Covid».
«Lo stop allo sconto in fattura e alla cessione del credito per gli interventi legati ai bonus edilizi rappresentano un colpo inatteso ed una decisione grave che mette a rischio gli impegni assunti da tante famiglie per il miglioramento della loro casa oltre che il lavoro di decine di migliaia di professionisti e imprese» è l’allarme di Francesco Miceli, presidente del Consiglio nazionale degli architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori (Cnappc).
Protesta anche l’associazione degli amministratori di condominio che sollecita il Governo a sedersi subito attorno ad un tavolo per cercare di correre ai ripari ed evitare una situazione esplosiva destinata a travolgere tutto ea portare a un’impennata di morosità e contenziosi nei condomini.
Marco Mobili
Vice caporedattore
Giuseppe Latour
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